Guida dei Monti d'Italia

APPENNINO MERIDIONALE
CAMPANIA - BASILICATA - CALABRIA

Luigi Ferranti

Club Alpino Italiano, Touring Club Italiano (Milano, 2010).



APPENNINO MERIDIONALE
CAMPANIA - BASILICATA - CALABRIA

Luigi Ferranti

Club Alpino Italiano, Touring Club Italiano.
[Settembre 2010]

607 pagine, + 32 pagine a colori (cartine topografiche e foto)

26 cartine topografiche (20 b/n, 6 a colori + 1 d'insieme)

44 immagini con tracciati delle vie alpinistiche (foto e disegni)

ISBN 978-88-3654627-5

prezzo: 36 euro

INDICE GENERALE:

Presentazione [p. 5] (Roberto Ruozi)
Prefazione [p.7]
Indice Generale [p. 11]
Avvertenze e informazioni [p. 14]
Classificazione delle difficoltà [p. 16]
Soccorso alpino [p. 21]
Regolamento generale rifugi CAI (estratto) [p. 22]
Glossario toponomastica [p. 25]
Bibliografia [p. 26]
Abbreviazioni [p. 30]
Cenno Generale [p. 31]
Geografia e orografia [p. 31]
Geologia [p. 34]
Note speleologiche [p. 38] (Umberto Del Vecchio)
Clima [p. 58] (Stefano Lanziello)
Vegetazione [p. 61] (Concetta Altieri)
Fauna [p. 64] (Concetta Altieri)
Storia alpinistica [p. 67]
Sezioni del CAI, Camminitalia e parchi [p. 75] (Teresio Valesia)

Parte escursionistica e alpinistica [p. 77]

A - Appennino Campano
I. Massiccio del Matese, settore settentrionale [p. 77] (con Cristiano Iurisci e Giorgio Ferretti)
II. Gruppo dei Monti Taburno-Camposauro [p. 97] (con Luigi Fucci)
III. Gruppo del Partenio-Monti di Avella [p. 106] (con Stefano Lanziello e Giancarlo Nebbia)
IV. Monte Somma-Vesuvio [p. 121]
V. Costiera dei Monti Lattari [p. 131]
VI. Isola di Capri [p. 175]
VII. Gruppo dei Monti Picentini [p. 212] (con Giancarlo Nebbia, Valerio Bozza, Sandro Giannattasio e Francescopaolo Ferrara)
VIII. Massiccio del Monte Marzano [p. 268]
IX. Massiccio dei Monti Alburni [p. 277] (con Gianni de Fazio)
X. Dorsale dei Monti Soprano-Vèsole-Chianello e M. Stella [p. 298] (con Gianni de Fazio)
XI. Dorsali dei Monti Cocuzzo delle Puglie e Motola, Massiccio del Cervati [p. 305] (con Gianni de Fazio)
XII. Rilievi del Cilento [p. 326] (con Gianni de Fazio)

B - Appennino Lucano

XIII. Dorsali dei Monti Serralunga e Coccovello [p. 342] (con Gianni de Fazio)
XIV. Massiccio del Monte Sirino [p. 348]
XV. Dorsali dei Monti Alpi, Raparo e La Spina [p. 357] (con Francesco Cantisano)
XVI. Dorsali dei Monti Pierfaone-Arioso e Volturino-Il Monte [p. 384]
XVII. Dorsale delle Dolomiti Lucane [p. 395]

C - Appennino Calabro

XVIII. Massiccio del Pollino [p. 404] (con Francesco Bevilacqua)
XIX. Monti di Orsomarso [p. 469] (con Francesco Bevilacqua)
XX. Catena Costiera [p. 509] (con Francesco Bevilacqua)
XXI. Altopiano della Sila [p. 519] (con Francesco Bevilacqua)
XXII. Dorsale delle Serre [p. 543] (con Francesco Bevilacqua)
XXIII. Massiccio dell'Aspromonte [p. 558] (con Francesco Bevilacqua e Alfonso Picone Chiodo)

D - Puglia

XXIV. Gargano [p. 581] (con Federico Caizzi)

Parte Scialpinistica [p. 587] (Tullio Foti)
Indice dei luoghi [p. 601].

 


[Recensione di Francesco Raffaele]

Fresco di stampa (pubblicato a fine 2010) ed atteso da quasi un decennio, vede finalmente la luce l'ultimo manuale della celeberrima serie "Guida dei Monti d'Italia", collana tra le più rispettate e apprezzate del genere, nata nell'ormai lontano 1934 [0]. Non facile il compito per l'autore Luigi Ferranti (geologo e mebro del CAI di Napoli) coadiuvato da una schiera di esperti collaboratori: delineare un quadro completo della "sentieristica montana" (escursionismo e alpinismo) di tutto il sud Italia, isole maggiori escluse. Va detto che il volume esce in un momento quantomai propizio, visto che proprio in anni recenti è tornato a "ribollire" qui al sud un certo fermento alpinistico che ha portato all'apertura di nuove vie, come ad esempio sul Matese (Croce del Matese, Miletto e Gallinola), nel massiccio del Monte Alpi, del Pollino, nelle Piccole Dolomiti Lucane e altrove. Punto ancora più importante quello escursionistico: alcuni fattori (diffusione di siti web specializzati e social networks come facebook, strumenti come i GPS, moltiplicarsi delle associazioni escursionistiche etc) hanno portato un massiccio e rinnovato interesse per le montagne che, qui al meridione, erano sempre restate relativamente marginali (soprattutto a confronto con la "cultura della montagna" che c'è al Nord Italia) come meta di gite e oggetto di attività sportive e di svago. L'istituzione di varie riserve naturali e Parchi Nazionali negli anni '90, ha inoltre portato all'apertura di reti d'itinerari con relativa più ampia segnaletica (in loco) e nuova cartografia: nei monti Picentini (carte dei sentieri pubblicate nel 1994 e poi nel 2009), sui Monti Lattari (1997), nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (10 carte, 2006)[1], nel Marzano- Eremita (2005), Partenio ( 2007), Vesuvio (2009).[2]

Il volume, come si accennava, copre tre intere regioni (più alcuni rilievi pugliesi del Gargano), un areale assai più vasto di quasi tutte le altre opere in catalogo (dedicate a singoli gruppi alpini, massicci o persino a singole montagne). La collana storica di cui fa parte il volume in oggetto ("la bibbia grigia", contraddistinta dalla copertina interamente grigia, che fino alle edizioni degli anni '80-90 era rivestita in trama di canapa) ha sempre goduto di notevole credito, annoverando tutte pubblicazioni molto affidabili e in alcuni casi dei veri e propri piccoli gioielli di manualistica e forse persino di letteratura! [NB: da non confondere questa serie con la più recente pubblicazione delle nuove (!!) Nuove Guide Monti, piuttosto criticabile come operazione commerciale...].
Dico subito che il lavoro di Luigi Ferranti e collaboratori è di livello molto buono, anche se si potrà notare una lieve difformità nelle descrizioni e nelle stesse selezioni dei percorsi relativi ai vari gruppi montuosi esaminati. In generale però l'opera rimane sempre pienamente soddisfacente, in linea con le pubblicazioni ormai diventate classiche. Il paragone più immediato è con la riedizione del vol. I di "Appennino Centrale" di Carlo Landi Vittorj (1955¹), curata da Rodolfo Landi Vittorj e Gino Pietrollini (1989): il libro di Ferranti risulta a mio giudizio sensibilmente superiore a quello dedicato all'Appennino Centrale (che, ad onor del vero, pur restando un bel compendio non è tra i migliori della collana ed è ormai un po' datato, sia per la parte escursionistica che soprattutto per quella alpinistica).

Tra le sezioni introduttive vanno segnalate le "note speleologiche" (di U. Del Vecchio) e le pagine relative alla storia alpinistica nel meridione (curate dallo stesso L. Ferranti).
Le sezioni escursionistiche/alpinistiche dei diversi massicci sono precedute da una sintesi geologico-orografica, cartografia e bibliografia dedicata, viabilità, basi di partenza e rifugi. Ogni cima ha poi una sua breve descrizione che include anche le prime ascensioni -laddove siano note. Quindi vengono succintamente descritti i vari itinerari per raggiungere una cima o valico, contraddistinti da un numero (riferito alla mèta da raggiungere) e da una lettera (la via seguita per la risalita e le eventuali varianti). Ognuno dei +300 monti, varchi, selle, valli o altri nodi orografici significativi presi in esame, può avere una o più vie di accesso e percorrenza (ad es. una quindicina di vie per scalare il Faraglione di Terra a Capri, n. 60a - 60n; ben 18 tra sentieri e arrampicate alpinistiche per raggiungere la vetta del Mt. Terminio: dall'itinerario 100a al 100r). Le descrizioni includono sempre il grado di difficoltà, il dislivello e il tempo medio di percorrenza (lo sviluppo è dato solo per le scalate) ed una descrizione dell'itinerario (generalm. 5-15 righe, ma spesso i sentieri sono 'sezionati' tra più itinerari; molto più precise ovviamente le presentazioni delle vie alpinistiche).
Il modo in cui sono organizzati i percorsi escursionistici (come da consuetudine della GMI) lascia una notevole flessibilità nello scegliersi le vie e le tappe da effettuare per raggiungere una data mèta, essendo descritte le principali vie d'accesso a valichi e cime.
Come in tutte le guide della collana, sono le montagne l'oggetto principale della descrizione, quindi non sono presenti nè descrizioni particolareggiate di elementi antropici d'interesse storico-archeologico o naturalistico, né è prevista la descrizione di aree naturalistiche o sentieri di fondovalle che non costituiscano una via d'accesso alle cime (o valichi) considerate nel testo.
Con poche eccezioni (vedi nota 1), sono riferite anche le numerazioni della segnaletica CAI per rendere più agevole la lettura e l'interazione con le carte escursionistiche. Non di rado le descrizioni evidenziano e correggono errori presenti nella cartografia nazionale (IGM 1:25.000 o 1:50.000), e molto spesso vengono citati toponimi non presenti su IGM. Nel testo ho riscontrato pochi errori tipografici o altre incongruenze [2A]; le incombenze di carattere antropico o naturale sono -per quanto ho potuto constatare nei luoghi che mi sono più familiari- aggiornate alla situazione attuale dei sentieri. Ogni sezione si chiude con gli itinerari sci-escursionistici e le palestre di roccia eventualmente presenti in zona.

Per quanto riguarda la cartografia, questa guida (in linea con le altre della serie) fornisce solo delle indicazioni di massima, cioè una visione generale dei vari massicci e sentieri: quindi in nessun modo può (né intende) sostituire le carte escursionistiche e/o le IGM a scala 1:25.000 (o sup., come le CTR 1:5000 che è possibile trovare on-line nei siti dei geoportali regionali). Non si può neanche prescindere (e questo vale in special modo per i meno esperti) dalle guide dedicate ai singoli gruppi montuosi, che sono per forza di cose più dettagliate anche nelle relazioni sui singoli sentieri.[3]
In ogni caso resta l'appunto alle cartine: la scala è sempre troppo piccola per poter valutare accuratamente ciò che viene descritto nel testo, manca la maggior parte dei numerosi toponimi (anche rilevanti) citati nel testo delle relazioni e la resa grafica non aiuta che a farsi un'idea approssimativa dei rilievi... purtroppo il termine di paragone con gli eccezionali schizzi a china presenti nelle edizioni curate dal compianto Gino Buscaini (gran propugnatore della guida e di tutta la collana) è impietoso, ma non è facile mantenere quello standard nell'apparato cartografico e rifiniture di questo genere avrebbero ulteriormente allungato i tempi di consegna delle bozze del tanto atteso volume.

Ci sono alcuni errori (ma relativamente pochi, sia refusi nel testo che nelle immagini o nelle didascalie) che si sarebbe forse potuto/dovuto evitare, anche visto il lungo periodo di gestazione dell'opera, ma le relazioni sono generalmente precise, in linea con gli altri volumi di questa storica collana CAI/TCI. Va aggiunto che resta difficile omogeneizzare ed editare la mole d'informazioni, come detto in molti capitoli fornita dai collaboratori, specie laddove si tratta di metter mano su aree che l'autore non avrà conosciuto che marginalmente o nello spoglio delle riviste relative a escursioni di zone extra-camapane, meno direttamente coperte dalla sezione Napoletana del CAI. Comunque, per molte aree Campane, la ricerca bibliografica di relazioni (storiche) dai bollettini sezionali è stata considerevole.

Vi sono inoltre-come accennavo sopra- lievi difformità tra i diversi capitoli quanto a trattazione e alla stessa selezione di vie e cime considerate. Ma il volume si mantiene comunque relativamente uniforme e ad un livello ampiamente soddisfacente per l'obbiettivo che si pone questo tipo di manuale sintetico, "scientifico" e ad ampio raggio. Non dev'essere stato semplice organizzare il lavoro di redazione e la rete di collaborazione per coprire un'area tanto vasta dell'Appennino!
Notevole la trattazione dei 5 sottogruppi dei Monti Picentini (p. 212-267, descrive 31 cime/valichi, in c. 120 itinerari) che lascia fuori relativamente poche tra le "cime secondarie".
Avrei gradito un completo riesame del Massiccio del Matese: invece sono qui incluse solo le vie su ghiaccio (o roccia) recentemente aperte sui versanti settentrionali di Mt. Miletto e La Gallinola (peraltro ben curate dagli stessi scalatori che le hanno risalite); ma sarebbe stato utile riconsiderare tutti i monti del Matese, che meritano certamente una sintesi più approfondita di quella offerta nel già citato volume I di "Appennino Centrale" (ediz. 1989, p. 406-426), anche in considerazione del fatto che ancora manca un'opera veramente completa sull'escursionismo/alpinismo di questo meraviglioso comprensorio dell'Appennino sannita tra le province campane di Caserta e Bevevento e le due molisane (il che è poi purtroppo vero anche per altri comprensori e parchi che sono oggetto di trattazione nel volume).
Le relazioni di L. Ferranti e dei suoi collaboratori sono in generale, lo ribadisco, assai puntuali, ovviamente con i necessari e ovvi limiti che un'opera di natura quasi "enciclopedica" ha, ovvero la sinteticità... che è poi anche la ragione dell'esclusione di varie cime di secondaria importanze. Ma per queste ultime, così come per maggiori dettagli sulle vette principali, è imprescindibile l'utilizzo di guide più mirate (laddove ne esistano), dedicate a singole aree, e anche di vecchie relazioni (non di rado segnalate dall'autore). Ma solo la percezione diretta - quindi la frequentazione ripetuta delle montagne, può farci costruire un quadro mentale completo dei caratteri orografici, naturalistici, sentieristici, storici e antropici dei monti, quindi è ovvio che il libro (come tutti i manuali e guide affini) dev'essere uno strumento iniziale che sproni alla conoscenza più approfondita, personale e intima.

La compattezza che l'autore è comunque riuscito a dare al volume (malgrado ciò detto sopra), il fatto che sia completamente aggiornato ai nostri giorni, e che comprenda tutte le maggiori vette del mezzogiorno italiano, lo rende uno strumento di grande importanza per farsi tanto un primo quadro generale, quanto un'idea anche più specifica di come avvicinarsi a tutto ciò che è risalibile e scalabile (e sciabile) quaggiù. Una guida che resterà per decenni, difficile per varie ragioni da eguagliare!
E' veramente una bella sensazione leggere le descrizioni dei monti e dei sentieri, e immaginarsi nuovi modi di collegare tra di loro le vie, ritornare con la memoria ai tratti di percorso e alle risalite già effettuate, o proiettarsi nei luoghi non ancora vissuti in prima persona. Si prova quasi imbarazzo nel pensare che solo di alcuni gruppi tra quelli trattati sarà possibile approfondire la conoscenza in loco, mentre ci si interroga su quali tra i target più "fuori mano" sia il caso di considerare per progetti e sogni di future ascensioni. Le montagne del sud Italia hanno ancora molto da offrire e sono quasi sempre immerse in contesti storico-culturali, oltre che paesaggistici, che vale certamente la pena di conoscere più a fondo.

Se "Appennino Meridionale" sarà il volume destinato a chiudere (in tutti i sensi) [4] questa collana legata per più di 30 anni al nome di Gino Buscaini, a cui il presente libro è dedicato, è davvero un'uscita di scena in grande stile! E' infatti con un certo rammarico che recepiamo notizie poco rassicuranti sul futuro di questa leggendaria, insostituibile raccolta di tomi, di quelle che non vorremo mai vedere estinguersi. Ma -si sa- noi italiani possediamo troppe meraviglie, siano esse creazioni della natura o opera dell'uomo: certo più di quante siamo effettivamente in grado di gestire come esse meriterebbero! E la collanda "Guida dei Monti d'Italia" è, senza dubbio né esagerazioni, l'ennesimo piccolo tesoro che ci stiamo lasciando sfuggire.[5]


NOTE
:
[0] - La Collana iniziò nel 1908 - si "scomodò" persino E. De Amicis per la decisione definitiva del nome (cf. RM CAI 1908, p. 221) - e continuò con la sua prima edizione per 25 anni, in cui si pubblicarono per lo più volumi a cura delle singole sedi CAI e senza una ben precisa linea ed uniformità editoriale. Nel 1933 si riunì una commissione che decise di iniziare una collaborazione CAI - TCI, che porterà alla costituzione di un ufficio preposto alle GMI e all'inizio della pubblicazione della seconda edizione della collana (dal 1934). In questo caso, seppure occasionalmente si pubblicarono guide la cui iniziativa editoriale era stata presa da singole sedi CAI (come per quella di E. Castiglioni sulle Pale di S. Martino, 1936; o la prima ediz. del Gran Sasso, dei soci romani C. Landi Vittorj e S. Pietrostefani, 1943, originariamente preparata per esser stampata dall'ENIT e fatta poi rientrare nella collana delle GMI, previo accordo con la commissione), in generale se ne organizzò la preparazione e l'affidamento in seno all'ufficio Guide dei Monti d'Italia del CAI/TCI, avvalendosi dei collaboratori ritenuti più opportuni. La coordinazione della commissione fu nelle mani di Silvio Saglio, fino al 1964, poi di Gino Buscaini nei 4 decenni successivi (entrambi anche autori di vari volumi, oltre che alpinisti ed esploratori di indiscusso spessore).
Cf. S. Saglio, "La Guida dei Monti d'Italia", in: AAVV, 1863 * 1963. I Cento anni del Club Alpino Italiano (1963; 1964²) pp. 874-923; vd. anche G. Fantechi, "Una montagna di Guide" Pt. I e II (Sul sito web del CAI Firenze).
[1] - Contrariamente agli altri casi, in cui questa guida indica puntualmente la numerazione dei sentieri CAI degli itinerari descritti, per i quattro massicci che ricadono nel PNCVD (par. IX-XII) non c'è alcun riferimento nelle descrizioni alla segnaletica CAI (la Carta dei Sentieri del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è menzionata solo a p. 305).
[2] - Purtroppo manca ancora una carta dei sentieri del più vasto Parco Nazionale d'Italia, quello del Pollino (e Monti d'Orsomarso), anche se esiste già da tempo una rete di sentieri segnati, e una serie di pubblicazioni esemplari (come quella di Giorgio Braschi, Sui Serntieri del Pollino, 1993¹, 2007³).
[2A] - Fig. 14, p. 405 (ultima riga della didascalia e fig. in baso): F = Mt. Pollino, sostituire la F di des. in fig. con una I. - P.229: Piano Stattea.
[3]
- Comunque, lo ripeto, la presente guida diventa già assai più accurata nelle descrizioni -ed eventuali schizzi- delle risalite di carattere alpinistico, come è lecito aspettarsi visto che si tratta di percorsi più delicati e pericolosi; gli schizzi dei vari passaggi di arrampicata si trovano comunque anche on-line e le pubblicazioni monotematiche sono per forza di cosa indispensabili per avere dettagli e consigli più approfonditi su come affrontare le specifiche risalite su pareti di roccia e su ghiaccio.
[4] - Il piano dell'opera (63 volumi) è ormai praticamente completo, ma molti tomi necessiterebbero di riedizioni aggirnate essendo vecchi di decenni e conservando perciò un valore soprattutto collezionistico, in particolar modo per quanto riguarda gli aspetti alpinistici. E' triste dover credere che il futuro di queste guide possa essere nella nuova, quasi omonima collana economica, riveduta (?) e (s)corretta, destinata ad un differente target di fruitori delle montagne (ad onta delle dichiarazioni d'intenti del TCI di voler tenere separate le due opere). E poi sinceramente -benchè le montagne siano da ritenere patrimonio di tutti e proprietà di nessuno- un pò dispiace pensare che in futuro potrebbero essere i tedeschi o altri ad investire su questo genere di lavori, sulla cultura e la passione per l'altezza e la natura, ereditando così l'onere-onore di descrivere e illustrarci quelli che restano i nostri monti!
[5] - Purtroppo va detto che anche altre simili collane di guide e riviste "storiche" sono in evidente crisi (crisi non solo di natura economica ed editoriale). In più, le numerose guide specializzate (dedicate solo all'escursionismo o solo all'alpinismo in aree più ristrette), spesso abbellite da belle foto a colori, così come il proliferare delle notizie reperibili in rete, di sicuro rendono la vita più difficile a questo tipo di manualistica di carattere più generale e di taglio più sintetico!
Per restare in ambito TCI basta dare uno sguardo alle varie edizioni delle rinomate Guide Rosse delle Regioni d'Italia, lanciate alla fine degli anni '20 dall'allora CTI, e periodicamente ristampate e meticolosamente aggiornate, arricchite di notizie ed impreziosite da elementi iconografici (carte, piantine, schizzi, disegni etc) che però, sin dagli anni '60, hanno iniziato a patire un vistoso calo "esterico" e invero anche contenutistico...
Mi piace qui ricordare altri due periodici a cui sono personalmente affezionato: "Le Vie d'Italia", del TCI (pubblicata mensilmente tra il 1917-1967) in cui trovarono posto scritti anche di un certo rilievo (e ancor oggi citati), benché in forma divulgativa e destinata per così dire all'"italiano medio", il socio del Touring Club. Ancor più "campanilisticamente" (in tutti i sensi) una rivista incentrata sulle meraviglie della Campania,
purtroppo anch'essa non più regolarmente edita (non ha raggiunto i 50 numeri, tra vecchia e nuova serie) è stata CAMPANIA FELIX, Itinerari alla scoperta della Regione. Un vero peccato che la crisi editoriale e il contemporaneo "boom telematico" stiano aprendo la via a un inevitabile (?) tracollo delle fortune della carta stampata! Ma questa pare la direzione che c'impone il progresso. E forse proprio in quel senso, ossia con un "database informatizzato" consultabile online, si potrebbero aggirare le problematiche legate ai costi di (ri)edizione, fornendo a escursionisti e soprattutto alpinisti aggiornamenti e aggiunte alla base inclusa nel volume cartaceo.

Francesco Raffaele, Napoli 3/3/2011

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