ESCURSIONE NEL PNCVD
Traversata dei Monti Alburni
Petina (Fontanile c. 709m) - Vallapolla - Chiaie - Varco dei Porci selvatici / Varco del Figliolo (c. 1270) - Torri di Petina - Mt. Ripa Lunga o Figliolo (1337m) -
Cresta degli Scanni - Varco dei Cavalieri - Monte Alburno o Panormo (1742m) -
Costa di Salvagnolo - Vuccolo dell'Arena - Secchitiello - Mt. Tirone - Rupe Fernite - Campo d'Amore (Valico) - Valle Cupa - Postiglione (645m).

(9 Agosto 2015)



L'Acellica e il Sole che sorge dietro il Mt. Stella


Porto di Salerno

Salerno all'alba

Il Pioppo (Populus nigra) di Postiglione, Piazza Diaz


L'Alburno dalla strada Postiglione - Sacco - Petina



Ripa Lunga, 1305m (e Ripa Alata, 1291m)



In primo piano il Figliolello (1299m), sullo sfondo l'Alburno/Panormo 1742m (dalla cima del Figliolo, 1337m)



Petina, dalla cengia che aggira sul lato S

Canalino W per la salita

Zoommata verso il Casone dell'Aresta



Dalla cima del Figliolo ("Ripa Lunga" secondo C. Landi Vittorj e L. Ferranti). (Clicca per ingrandire il panorama)



Petina dall'alto



Ripa Alata (o Ripa Lunga ?!)


Le cime delle Torri di Petina,
e gli Alburni, visti dal basso (2013)




"LE TORRI DI PETINA": La controversa identificazione delle quattro cime - Il Figliolo, Ripa Alata, Ripa Lunga e Figliolello [Agg. 9/10/2015, 15/7/2018 e 31/10/2021]

Tra le rupi calcaree degli Alburni nord-orientali -note come Torri di Petina poichè dominano il paese di Petina (SA) e fanno parte del suo territorio comunale- "il Figliolo" è tradizionalmente ritenuto la cima principale e più alta. La toponomastica locale (e di tutto il gruppo montuoso) presenta però numerose incertezze!
In attesa di ricerche più accurate in paese e nelle biblioteche (purtroppo la nota monografia "La Storia di Petina" di Vittorio Bracco, 1981, non ci è di aiuto perché non dà spazio alla descrizione del territorio montano appartenente al comune di Petina), oltre che di un'escursione dedicata (sono stato nella zona solo due volte, nel 2007 e 2015), mi limiterò a presentare una serie di riscontri bibliografici e cartografici che ho reperito tra i miei libri e sul web, tentando poi di arrivare a qualche conclusione che possa gettare un po' di luce sull'intricata matassa topografica in questione, pur conscio dei grossi limiti delle mie conoscenze e competenze sull'orografia, le tradizioni e le fonti (bibliografiche) su questo gruppo montuoso e la circoscrizione di cui fa parte.
I torrioni calcarei distano meno di 2Km in linea d'aria dall'abitato di Petina, in direz. Sud, e sorgono verso la fine (ESE) del lungo crinale Nord degli Alburni, che passa per la vetta più alta dell'acrocoro, il Panormo, 1742m, situato c. 5 Km più a ovest (WNW).
Dal basso si evidenziano principalmente tre pareti trapezoidali a forma di "pala", di cui quella centrale è la più alta (q.1337 IGM) e ha una parete rivolta a ENE, quella a sin. (Est, q.1305) ha una parete un po' più "ampia" (in realtà anche per un effetto ottico, essendo rivolta un po' più a N dell'altra, quindi mostrandosi più frontalmente da fondovalle) e quella di des. (W) un torrione minore (q.1299) che emerge dal bosco per una quarantina di metri; un'altra elevazione, quella più orientale e meno evidente dal basso (q.1291) è -stranamente- anche l'unica ad essere nominata sulle carte IGM (Tavolette 1:25000 e 1:50000), che la indicano come Il Figliolo (!), e ciò viene invariabilmente ritenuto un errore della cartografia.

Nei primi anni di escursioni, guardando dalla cima del Panormo/Alburno in direzione Est, io identificavo il torrione più alto e prominente come il Figliolo, essendo questo il toponimo-cima più"comune" in ambito escursionistico-alpinistico (cf. Gogna, 1982, p. 108-118; S. Ardito, 1996, p. 101 e 114-116; O. Bottiglieri, 2008, p. 154 seg.), speleologico (cf. Atlante Grotte della Campania: sono censite 5 cavità con accesso a W del Figliolo) e naturalistico (e.g. F. Pratesi, in: L. Zeppegno, C. Formisano, Alla scoperta dei dintorni di Napoli, 1981, p. 167).
Più recentemente, la guida CAI-TCI di L. Ferranti (2010, p. 277-297) "rettificava" questa visione, attribuendo la quota più alta (1337) alla Ripa Lunga, probabilmente sulla scorta di uno dei più importanti articoli sui Monti Alburni, quello di Carlo Landi Vittorj (in: L'Appennino, 1967; L. Ferranti lo dà "S.A." nella bibliografia degli Alburni, p. 278).
Nel testo di Ferranti viene quindi precisato che la via di Bottiglieri-Viscusi (Il Caffè di Arianna, 2006) sulla parete N del Figliolo è in realtà sulla Ripa Lunga (1337m); ciò non accade per la via di Gogna e Savonitto (via Tirami su, 1981), che si sviluppa per 100m, e che resta attribuita alla parete N del Figliolo (nel testo di A. Gogna e sulle foto della sua agenzia K3 il Figliolo è identificato con q.1337). Altra piccola incongruenza nel testo di Ferranti (collaboratore G. de Fazio), è che il Figliolo viene ritenuto la cima più occidentale (q.1299) e il Figliolello (1291) quella più orientale delle 4, ma nell'introduzione (a p. 277) questa attribuzione è invertita (quindi il Figliolello è ritenuto la più occidentale q. 1299m e il Figliolo la più orientale q. 1291).
In ogni caso negli ultimi anni, personalmente, avevo accettato la visione di L. Ferranti, sia perché io non avevo nozioni particolarmente approfondite sul gruppo sia perché ritenevo che il Figliolo, a rigor di logica "toponomastica", dovesse essere una cima secondaria rispetto a un padre/una madre, ovvero una vetta superiore. Recentemente, la presente salita su q. 1337 (9/8/2015) e poi un dibattito con due amici alpinisti, Mimmo Ippolito e Cristiano Iurisci (durante un'escursione con i CAI di Lanciano e Castrovillari sul Mt. della Nuda, 4/10/2015), mi hanno portato a cercare di fare chiarezza sull'argomento. Il che non è affatto facile, perché quasi tutte le fonti cartografiche ed escursionistiche sono incerte o fanno un po' di confusione a tal proposito. E' però importante precisare -come credo sia stato fatto dai topografi e poi successivamente dagli alpinisti (ma, al 2018, non ho ancora indagato di persona)- che in paese il torrione più prominente (q. 1337m) è quello identificato come "il Figliolo" ed è sulla sua cima che è stata posta la statuetta della Madonnina. Sulla parete N è la citata via Tirami su e sul versante opposto, Sud, vi è la paretina attrezzata da Oreste Bottiglieri (cf. il suo Malopasso, e O. Bottiglieri e S. Sgobba, Malopasso... s.d.) che però gli da erroneamente la quota 1299m!

Citavo poco sopra l'articolo del grande appenninista romano, Carlo Landi Vittorj, che a fine anni '60 pubblicò alcuni documentatissimi lavori su cime o gruppi dell'Appennino Meridionale, tra cui uno sugli Alburni (1967, per il quale ringrazio C. Iurisci): la carta schematica non include le Torri di Petina, ma una foto (p. 52) e la descriz. delle Torri (p. 53) attribuisce il nome Ripa Alata (o Ripa Alta!) a q. 1305, quello di Ripa Lunga alla più bella e difficile q.1337, il Figliolo a q.1299 (1289m nella didascalia della foto), collocando poi il Figliolello (senza quota) ancora più a des. (guardando da giù) "mezzo nascosto fra le piante". Quest'ultimo è certamente un errore: il Figliolello è sulle carte quasi sempre quello più esterno dei 4, il meno marcato: o il primo che s'incontra provenendo dall'Aresta o più probabilmente quello più occidentale (cf. Carta di Rizzi Zannoni) sopra al Valico dei Porci Selvatici; ma soprattutto c'è solo un'elevazione -q.1299m- a W della vetta 1337, non due. Non so da quali fonti scritte (l'autore cita degli informatori locali) scaturiscano i nomi delle due "Ripe", ma è probabile che in questo caso (anche se stranamente, vista la precisione ad es. dell'articolo del Landi Vittori sull'Accellica) sia stato commesso un errore. Ed è plausibile che proprio questo articolo abbia dato inizio all'attribuzione sbagliata di cima principale del (sotto-)gruppo alla Ripa Lunga. Tra l'altro si potrebbe anche ipotizzare -ma questa è un'eventualità remota nella fattispecie- che la cima principale possa aver avuto due nomi differenti, successivamente attribuiti a quote diverse...
Veniamo ad un altro lavoro relativamente più noto in ambito escursionistico, quello di S. Ardito (1996, vol. 2): a p. 101 l'autore sembra ricalcare le identificazioni del Landi Vittorj, elencando Figliolo (1299), Ripa Lunga (1337) e Ripa Alata (1305), ma nella descrizione dell'itinerario e nello schizzo (p. 115), specifica che la quota di 1299m del Figliolo è sbagliata, e deve essere "di circa 1370m, dato che la vetta sovrasta nettamente i 1337m della Ripa Lunga". Ma l'autore, anch'egli solitamente preciso, ha in questo caso commesso 2 errori, perché ha attribuito la quota più alta alla più occidentale delle torri, e inoltre il gruppo non supera mai i 1335-1337m, come testimoniano non solo le IGM (che non di rado presentano errori di quota oltre che di toponomastica) ma anche le più recenti Carte Tecniche in scala 1:5000 (2005, vedi fig. in basso).
Nella sua monografia delle escursioni sugli Alburni, A. Perciato (2001, p. 73) descrive il cammino che, dallo stradello del pozzo La Pila verso NW, ci porta prima alla Ripa Alata (1305m, "confusa talvolta con il Figliolo"), quindi alle spalle della Ripa Lunga, 1337m (la più bella e aspra), poi al Figliolo (1299m) e successivamente al Figlioletto (1287m) "seminascosto dalla vegetazione" (cf. ibid., la didascalia della fig. p. 74, in basso). Anche qui è evidente che l'articolo del Landi Vittorj "traccia la via" per l'identificazione e la successione delle cime delle Torri di Petina ("guglie del Figliolo").
Tornando alle carte "militari", le IGM (1:25.000 e 1:50.000) non aiutano sull'identificazione. Tra l'altro, come mi fa notare C. Iurisci, nella 1:25000 c'è un piccolo-grande errore cartografico: proprio in corrispondenza della q. 1337 manca l'isoipsa dei 1300m, mentre essa è presente (come "anellino") su quella che identifichiamo come q. 1305 e sulla più interna/meridionale q. 1315. Sulle IGM 1:100.000 "il Figliolo" sembra corrispondere a q. 1337m, così come in alcune carte stradali del TCI a più piccola scala (cf. oltre).

Facendo un passo indietro nel tempo, notiamo che nella cartografia storica di A. Rizzi Zannoni (Atlante del Regno..., 1808, sc. 1:114.000 circa) si nomina un Figliuolello a Sud di Petina e Li Figliuoli a ESE. Le più note tra le carte dal seicento all'ottocento (Magini, Bleau, Marzolla etc.) che riportano "(La) Petina" non nominano le vicine montagne (necessita una ricerca approfondita nelle carte topografiche e catastali). Le corografie cilentane, le monografie generali sulla Lucania (Antonini), le descrizioni di viaggi e i dizionari geografici antichi (Giustiniani e decine di altri) non vanno mai nello specifico circa Petina e gli Alburni. Tra le prime guide (sul modello delle Murray's e Baedeker) il Bertarelli (Italia Meridionale, dalla 1a ediz., TCI 1928) dà qualche informazione, anche con la cartina: nella zona E di Costa l'Ardito (toponimo che non compare sulle IGM) c'è il Figliolello, quotato 1290, e, parecchio più a E, la Pietralata (quotata 1305m, quindi = Ripa Alata); il primo è però posto a W della mulattiera che sale da Petina al Varco del Figliolo (c.1300, detto anche dei Porci Selvatici). Nelle cartine delle più recenti edizioni della guida rossa TCI della Campania, (che contengono meno informazioni escursionistiche delle ediz. fino agli anni '60) è indicato e quotato solo il Figliolo: 1337m!

Il Varco dei Porci Selvatici è detto anche Valico/Varco del Figliolo, quindi ciò avvalorerebbe l'attribuz. di questo nome alla quota 1299m, la più occidentale delle quattro, presso cui giunge la mulattiera da Petina. In realtà questo torrione è poco visibile con l'attuale copertura boschiva, e dato che il passo è a breve distanza dal versante Sud della q. 1337, credo non ci siano molte ragioni per non ritenere il Figliolo la più alta delle Torri di Petina (q.1337 su IGM, 1335,7 su CTR): forse la sua denominazione è stata scelta in relazione al Panormo, che ne rappresenterebbe il "Padre". Il Figliolello è certamente una delle due cimette esterne, infatti sulle carte è o la q.1291, la più orientale, o la 1299m, la più occidentale. La Ripa Alata è l'unica vetta delle quattro che viene sempre (!) identificata con la stessa quota, 1305m, seconda da Est. Cosa piuttosto strana, dal momento che, sia in pianta che vista dal basso, la q.1305 è quella che appare più allungata e quindi le sarebbe più confacente il nome di Ripa Lunga! ... così come "alata", morfologicamente, starebbe bene anche all'ultima cimetta a Est (in quanto più esterna). Arduo arrivare ad una conclusione certa, in mancanza di altre fonti antiche e di una maggiore conoscenza delle tradizioni locali che hanno condotto a questi toponimi. Credo però si possa escludere che la cima principale del gruppo sia Ripa Lunga, considerando la sua morfologia e soprattutto la preminenza che il Figliolo ha, da secoli, nella toponomastica locale (ved. cartografia meno recente): è difficile che sia potuto cadere nell'oblio il nome di una "cima-madre" e si sia serbata memoria di quello di un'alevazione secondaria. Ai posteri...

[Aggiornamento 31/10/2021]: Devo interamente all'amico alpinista-esploratore Mimmo Ippolito questa aggiunta riportatami telefonicamente quasi in diretta. Da informazioni raccolte tra gli anziani in piazza a Petina (31/10/21), Mimmo riporta "Ripa riparata" o "Ripa a lu lato" per l'elevazione di sinistra (q. 1291 m IGM), e di quest'ultimo oronimo dialettale risulta palese la successiva deformazione (cartografica) > "Ripa Alata" o in "Pietralata"; Ripa Longa è la torre più prominente, ed è assai probabile che il nome "Figliolo", non noto localmente, sia sorto solo tra XIX-XX secolo a indicare la stessa Ripa Longa, q. 1337 m IGM (come avevo già ipotizzato a suo tempo: cf. qui sopra). Infine q. 1299 m, che spunta più piccola a des. (ovest) è identificata come "Figliulieddu" (Figliolello). L'elevazione piu a sinistra (ESE) seminascosta dietro alla "Ripa a lu lato", e quasi indecifrabile dal basso, non ha nome. Spero che queste informazioni raccolte da Mimmo siano definitive per l'identificazione dei nomi delle tre "Torri di Petina". [F.R.]


"Ripa Lunga" (1337m) e "Figliolo" (1299m) ?? [secondo l' identificazione di C. Landi Vittorj, S. Ardito e L. Ferranti], ma probabilmente = Il Figliolo (1337m) e Figliolello (1299m)?


Il Braccio dell'Alburno

Il Braccio ... e la mano

Il Braccio e la mente



Varco dei Cavalieri



Sguardo a ESE dalla vetta degli Alburni

Cima del Mt. Alburno - Panormo (1742m)

Sguardo a WNW dalla vetta degli Alburni



Verso "l'angolo" NW degli Alburni (quasi tutti non visibili da qui: Pizzuto / Chiodo / Porco - Colle Medoro/La Nuda - Palermo)



Inghiottitoi zona Costa Salvagnolo




La bella e slanciata sagoma del Mt. Falcone (Urto sulle IGM), 1661m, dal Mt. Tirone (1556m)



Bovino in fuga. Avvistati numerosi cinghiali
nel tratto in direz. di Campo d'Amore

Lamponi e fragoline di bosco presso Campo d'Amore

Per Massimo non è ancora finita: dovrà andare in
bici, sotto la pioggia, a recuperare l'auto a Petina!
Traversata compiuta da
Massimo Mingarelli e Francesco Raffaele.

Fotografie di Francesco Raffaele
[Con la compatta superzoom Lumix FZ28]


Sui Monti Alburni (Bibliografia essenziale):
Carlo Landi Vittorj, Monti Alburni, in: L'Appennino (Rivista del CAI di Roma), Anno 15, 1967, n.3, p. 50-63
S. Ardito, A piedi in Campania, vol. 2, (Iter ed.) 1996, p. 97-117
A. Perciato, Le Montagne del Silenzio... 16 itinerari escursionistici tra i Monti Alburni (Arci Postiglione), 2001, passim, [p. 53-68 (traversate), 69-76 ("Campanili" di Petina)]

S. Ardito, L'Alburno e le Torri di Petina. Le Dolomiti della Campania, in: Meraviglie sconosciute della Campania, n.8 (Carsa ed.), 2007, p. 76-81
S. Ardito, Petina, Porta dei Monti Alburni, in: Meraviglie sconosciute dei Parchi della Campania, n.3 (Carsa ed.), 2008, p. 84-89
L. Ferranti, Appennino Meridionale. Campania Basilicata Calabria. Guida dei Monti d'Italia (CAI - TCI), 2010, p. 277-297

A. Gogna, Mezzogiorno di Pietra (Zanichelli), 1982, p. 108-117
O. Bottiglieri, Malopasso. Arrampicate sulla costa d'Amalfi e dintorni (Versante Sud) 2008
L.V. Bertarelli, Italia Meridionale, vol. 3 (Guida d'Italia, TCI), 1928, p. 479, cartina p. 480 (più dettagliata dell'edizione "Campania", 1981).

CILENTO:
D. Amato, W. Johannowsky, G.Pane et al. (a cura di), Il Cilento. Tesoro della Campania, Napoli, 1992
C. Maurano, P. Laureano et al., Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Paesaggio vivente, Electa, Napoli, 1998 (anche in inglese)
C. Maurano, V. La Valva, M.C. Carrabba, A.Piciocchi, M. Fraissinet, O. Picariello, N. Maio, D. Nicoletti, Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (Unesco - MAB) 1999
A. Di Rienzo, P. Martucci, Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Ricerca bibliografica, (pdf online, 49pp., sd ma c.1999)
F. Bellucci, I. Giulivo, L. Pelella e A. Santo, Monti Alburni. Ricerche speleologiche, Avellino, 1995

- Cilento e Vallo di Diano, in: Periodic Review for Biosphere Reserves (Rapporto Unesco - Mab, on-line pdf, l. inglese), 2002
AAVV, Cilento e Vallo di Diano, Le Guide di Airone, 1997 (n.c.)
A. Perciato, Cilento... Una Terra da camminare, una Terra da raccontare, 2002
G. Cacchione, D. D'Ambrosio, F. Coppola, A piedi nel Cilento... tra Alburno e Valle del Calore, Officina Zephiro, 2019
M. Nigro, Primo dizionario etimologico del dialetto cilentano, 1989
V. Bracco, La Storia di Petina, Salerno, 1981

CARTOGRAFIA: Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (su base IGM 1:25.000, 2006, 10 Carte), [Cartina n. 1: Monti Alburni]



Tracciato GPS (MM) della Traversata degli Alburni

Carta IGM (1:25.000) con i sentieri e la traccia (non GPS) della Traversata degli Alburni.
TOT: dist. 21,7 Km, disliv.: +1554/-1630m, in 9h e 35 min.
Altre Gallerie Fotografiche di Escursioni sugli ALBURNI

Mt. Alburno da Sicignano (21/10/2012)

Mt. Alburno dal Rif. Panormo (19/6/2011)

Alburno - Panormo da Sicignano (28/9/2008)

Monte della Nuda da Postiglione (20/6/2009)

Postiglione - Varco del Medoro/Marola - La Nuda
Strettina - Campo d'Amore - Valle Cupa
(4 Ottobre 2015)

Casone dell'Aresta - Lauro Fuso (16/9/2007)

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