PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO
TREKKING TRA "MONTI E MARI" DEL CILENTO (2° Giorno):

Dalla Spiaggia del Marcellino (o dei Francesi, già Marina della Grotta del Porco) per la Costa degli Infreschi -
Baia Infreschi - Cala Bianca - Pozzallo - Marina di Camerota
Spiaggia del Marcellino - Cala dei Morti - Cala Mariola - Torre Muzza - Cala Longa - Difesa - Manfregiudice -
Cerze di Iazzo - S. Leonardo - Baia Infreschi - Porto Infreschi - Cala Bianca - Pozzallo - Marina di Camerota

(28 Giugno 2015)



Spiaggia del Marcellino o Spiaggia dei Francesi







Foto di gruppo alla Taverna del Lupo
Percorrere tratti di costa così incontaminati e poco antropizzati non fa rimpiangere i luoghi più selvaggi di montagna a cui siamo abituati. Il Cilento è soprattutto questo, come ho già scritto nell'introduzione al primo giorno di questo trekking: la sua più grande bellezza è nella varietà di ambienti che offre, dalle cime dei monti ai fondali marini. La Taverna del Lupo, gestita da Saverio G. e famiglia, offre un'ottima base per escursioni costiere, d'estate ci si può dormire in sacco a pelo (anche sulla spaiggia, ma "il Lupo" ha qualche tenda per chi non ama troppo un po' di umidità e qualche zanzara) e la sua cucina dal carattere prevalentemente montano (carni alla brace, formaggi di pecora e -ma solo su richiesta- anche pizze, visto che un bel forno a legna non manca) non vi deluderà: i sapori sono un ottimo contraltare alle pietanze di mare tradizionalmente servite dai natanti alla Baia degli Infreschi. Grazie al Lupo, con il suo carattere rozzo ma bonario, alla sua musica, alla sua cucina, al vino fresco e alle birre, all'ospitalità in un verde angolo di natura, storia ed emozioni indimenticabili.

[Addendum 3/2/2020] Nota sulla Toponomastica antica del Vallone del Marcellino e del territorio costiero di S. Giovanni a Piro.

Incuriosito da un recente post-fb dell'amico Francesco d'Alessandro, che ipotizza un'origine dell'idronimo "Vallone del Marcellino" dal nome di Pietro Marcellino di Luccia, ho dato un'occhiata alle cartine (vecchie e nuove), a qualche vecchio dizionario geografico (Giustiniani, Amati) e al bel volume "Le Torri Costiere della Provincia di Salerno", curato da Lorenzo Santoro ed edito dalla Paparo Edizioni (2012). Non avendo monografie di storia locale, ho trovato alcune informazioni nel testo/pdf (online) del Piano Urbanistico Comunale di S. Giovanni a Piro (2015).
Ma andiamo per ordine. Ecco il post FB di Francesco d'Alessandro: "L'importantanza della toponomastica per la conoscenza del territorio. Vallone del Marcellino (Massiccio del Bulgheria) che spacca il comune di Camerota da San Giovanni a Piro. Mi sono sempre chiesto, il perché di questo nome senza mai scavare fino a fondo , probabilmente qualcuno lo sa, ma molti non lo sanno. E quindi, provo a farmi carico di tale informazione. E' risaputo, che lo sfogo a mare di questo impluvio "Wild" a carattere torrentizio, genera la spiaggia dei francesi (nome dato alla fine degli anni 50 dalla popolazione locale, quando c'era il Club Méditerranée a Palinuro e gli ospiti francesi praticavano il naturismo). Il toponimo "Marcellino", probabilmente è legato ad un personaggio illustre della comunità Sangiovannese, l'avvocato Pietro Marcellino di Luccia, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo. Autore nel 1699 del «Trattato Historico Legale, sulla Abbadia di San Giovanni a Piro e sulla sua platea di beni e rendite»."

Dopo di ché ho speso un paio d'ore per scorrere il testo (scaricabile via Google / Archive.org), segnalato da Francesco.
Il compendio sull'Abadia di S. Giovanni a Piro, scritto da Pietro Marcellino di Luccia fu stampato a Roma nel 1700. L'abbazia era in fase di declino già dalla metà del XVI secolo, probabilmente anche a causa delle incursioni piratesche dei vascelli di Barbarossa e poi di Dragut. Da novembre 1587 la Badia e tutti i suoi beni vennero incamerati nei possedimenti della Cappella Sistina di Roma (a quel tempo era papa Sisto V) e probabilmente da allora, essendo governati in loco dal vescovo di Policastro, cominciò una serie di appropriazioni e tassazioni indebite ai danni dei sangiovannesi, che proseguirono con i conti Carafa di Policastro. La qual circostanza portò la popolazione a presentare delle suppliche, poi accolte dal consesso ecclesiastico romano che incaricò il Pietro Marcellino Di Luccia (n. a S. Giovanni a Piro 2/6/1665 - Roma 1738; cf. la recente ristampa anastatica e traduzione del suo testo curata da Aniello Fariello, 2007) di di fare luce sulla questione.
Il testo è interessante perché è una storia della Badia e illustra la topografia del Territorio di S. Giovanni a Piro, enumera le norme degli statuti comunali (dell'Università) conservati nell'archivio sistino, sinodi e documenti più antichi, in latino, e dà molte notizie originali sull'abitato.
L'Abbazia di S. Giovanni a Piro [S. Ioannis ad Pinum, o ad Pinam (cf. Ughelli, I.S., VII, p. 759) alias ad Pirum seu de Piro...] fu fondata nel territorio donato ai padri Basiliani dagli antichi re di Napoli ... situata a un terzo di miglio dal Monte di Volgaria... (Di Luccia, op. cit. 1700, p. 128; per il probabile etimo di Monte Bulgheria cf. C. Marcato, in: Diz. Top. Utet, 1990/1997, ediz. 2006, sv "Bulgherìa" e sv "Borgo").

Interessanti gli "estratti" del Di Luccia (op. cit., p. 113-118) da platee quattro- e cinquecentesche dell'archivio sistino (relative all'esazione dello Ius Carnagii e della decima piscium, che i governanti policastresi ingiustamente esigevano dai cittadini sangiovannesi), dove si menzionano i confini di S. Giovanni a Piro e la linea del suo territorio costiero, i cui limiti "comunali" erano da tempo immemorabile stabiliti tra il fosso e la foce del Vallone del Marcellino a ponente e gli scogli di Petralua a levante (oggi il confine su IGM è in loc. Torre dell'Oliva, poco + 1Km di costa dopo/NE di Scario, ma il PUC cita loc. Crocifisso, che è alla foce del Bussento, dove ci sono alcuni scogli che potrebbero essere quelli menzionati, il che indicherebbe che l'antico confine era 1Km più a Est di quello attuale).
Il Vallone Marcellino è detto altresì (seu) "Vallone Amalphi la Vecchia", il che corrisponde con quanto emerge dalle carte aragonesi o del Pontano (copie settecentesche ordinate da F. Galiani probabilmente realizzate sulla base di originali di fine quattrocento/inizio '500, cf. F. La Greca e V. Valerio, Paesaggio Antico... 2008, T3.3) dove in des. idrogr. del vallone (lì senza nome) compare detto casale (diruto). Il toponimo "Amalfi" (quello dell'omonima repubblica marinara della Costiera) è già stato collegato dai linguisti a quelli di Melphe e Molpa: deriva forse da un tema mediterraneo o del sostrato con significato di "seno costiero o voragine" (cf. C. Marcato, Diz. Top. UTET, cit., sv "Amalfi"). La spiaggia alla foce del Marcellino (oggi "Spiaggia dei Francesi") è denominata nei documenti riportati dal Di Luccia, "Marina della Grotta del Porco" (ibid.).

Il toponimo del vallone è quindi precedente al XVII sec. e a Pietro Marcellino di Luccia, probabilmente medievale e forse potrebbe derivare dall'agionimo San Marcellino... la cui venerazione è attestata nel territorio da un altare dedicatogli nella chiesa parrocchiale di S. Paolo Apostolo a S. Giovanni a Piro. Rimarrebbe però da spiegare la perdita, già nei documenti rinascimentali, del "San", che appare una circostanza abbastanza rara e sporadica in toponomastica! Attualmente si riscontrano delle menzioni del toponimo come "Vallone di S. Marcellino" (cf. il citato PUC, 2015, passim, "V.ne Marcellino" ma anche "Vallone S. Marcellino"), ma credo siano da ritenersi erronee.
Come sempre accade, la consultazione di fonti antiche porta a scoprire quanto i luoghi montani e non -seppur relativamente inaccessibili- fossero un tempo raggiunti dall'uomo alla ricerca di risorse di ogni tipo! Questo spiega i sentieri nel/al Marcellino (come quelli percorsi in questa 2-giorni escursionistica tra "Ciolandrea" e la "Marina della Grotta del Porco" e da questa a "Punta degli Infreschi"), e l'interesse per la conoscenza radicata del territorio ai fini di un' efficiente imposizione dei gravami fiscali, che si tradusse già dal Medioevo nella stesura di fitte documentazioni di matrice statistico-catastale (prima prevalentemente testuale poi pure cartografica). Il che riesuma una fittissima microtoponomastica antica, che oggi è in gran parte passata nell'oblio. Per un lavoro esemplare su un territorio simile a questo, cf. J. Cernicchiaro e V. Perretti, L'antica "terra" di Maratea nel secolo XVIII, 1992 (+400 pagine, la metà delle quali sono un'utile glossario di toponomastica locale antica e moderna).
Il resto agli storici e agli archeologi. Sarebbe interessante però, cercare di localizzare i resti dei due villaggi di "Amalfi vecchia" e "San Cristoforo nuovo" apparentemente situati dentro al Vallone del Marcellino (più che sul ciglio, almeno stando alla carta "aragonese"). Siamo vicino al mare, ma sono luoghi selvaggi dove occorre muoversi con cautela, come ho appurato percorrendo il tracciolino che porta agli Infreschi e come purtroppo ha dimostrato la morte dell'escursionista francese S. Gautier il 9/8/2019, pochi Km più a NE, sulla Costa della Masseta. [F.R.]










Cala dei Morti



Timpa del Piombo (415m), alla foce del Vallone del Marcellino (Clicca x panorama più grande).
I torrioni in primo piano sono le propaggini nordorientali della Timpa dei Sette Pani, sul lato destro (Sud) della foce del Vallone del Marcellino




Cala Mariola e Torre Muzza (clicca per panorama più grande)



Cala Longa. Ed è arrivata la pioggia...



Da queste parti (su una delle varie false tracce fra piccole frane) ho intravisto tra arbusti e pietre la tipica livrea a squame carenate di una vipera (Vipera aspis francisciredi).
E' lentamente sgusciata tra steli e pietre e stavolta ho preferito non cercare di prenderla, poiché non ne vedevo la testa e temevo di farle male nel tirarla fuori.
Essendo tra i 50-90m sul livello del mare, è la vipera a più bassa quota che abbia mai visto (anche più di quelle della zona sopra Punta Licosa, sempre in Cilento).



Cala Longa

Foto di gruppo presso l'ulivo della Difesa



Baia degli Infreschi, già porto romano





Baia degli Infreschi


Porto Infreschi con le sue caratteristiche acque smeraldine



Biacco adulto (Hierophis viridiflavus) e, meno di 10 minuti dopo, giovane Biscia dal collare (Natrix natrix), sul sentiero per Cala Bianca. Ottima zona di ofidi, considerando anche la vipera intravista precedentemente (vedi sopra)


Cala Bianca      

Pozzallo


Tenue arcobaleno e Torre di Cala Bianca

Marina di Camerota

TRACCIA GPS (M.Mingarelli) dei due itinerari


Traccia GPS su IGM25 (M. Renna)

< LE FOTO DEL 1° GIORNO >
(Monte Bulgheria e discesa alla Spiaggia dei Francesi)


Fotografie © Francesco Raffaele
(EOS 40D/Canon 15-85is - Lumix FZ28)

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