Esplorazioni al Varco della Gatta (alto),
Escursione Corno Mozzo, Crivi di Mangiacaniglia, Pietra Campanara

- MONTI DI ORSOMARSO, NEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO -
(10 e 11 Agosto 2017)

 

1° GIORNO:
Cancello di Rossale - Rifugio Fornelli (o di Mare Piccolo) - Pietra Campanara (1258m) - Crivi di Mangiacaniglia (est) - Corno Mozzo (q. 1331m) -
Vallone senza nome tra i Crivi e Corno Mozzo - q.584 di Golfo della Serra - Fellaro - Vallone Fornelli - Rifugio Forestale Fornelli - Cancello di Rossale

Dei monti dell'Orsomarso non mi attira ed emoziona solo il metterci piede. Mi basta anche pensarci, leggerne notizie e descrizioni, guardarne le carte... Sarà perché sono sempre stato amante dell'ambiente "tropicale" e, come forse ho già scritto altrove, i miseri resti delle pochissime fattorie inghiottite dal verde o, ancor di più, degli antichi cenobi basiliani abbarbicati su panoramici torrioni calcarei, ricordano un po' le rovine precolombiane della mesoamerica e del Perù o il sud-est asiatico. Sarà ché conosco ancora poco quest'area dall'aspetto selvaggio, con alcuni toponimi curiosi e che quindi ha per me ancora il fascino del misterioso e dell'ignoto. Si, credo che questo territorio, più che un ecosistema relativamente integro (nonostante gli interventi dell'uomo: sterrate di disboscamento della prima metà del '900 e qualche altra opera degli anni '70, quando buona parte della valle divenne riserva naturale orientata e fu recintata, le stradelle di accesso chiuse da alcuini cancelli) e più che un paesaggio, rappresenti quasi una "dimensione", in cui assai di rado capita di entrare nelle nostre montagne.
Da tempo medito di ritornarci in tenda per qualche giorno, perché queste zone, seppur a morfologia orografica non eccessivamente complessa, sono un divertente territorio di ricerca di sentieri e tracce, visto che non ci sono molte segnature CAI in loco e -soprattutto nelle vallate di media e bassa quota, quasi prive di affacci sulle cime circostanti- l'orientamento non è affatto facile. Quindi, per chi come me non si avvale di sistemi GPS perché considera il percorso una parte importante dell'escursione, anzi la più interessante, andar lì con una persona che già conosce discretamente la zona, significa privarsi di una parte dello "sfizio". Ma, sia per un dovere di riconoscenza per l'ospitalità offerta in altre occasioni, sia perché ho in mente qualcosa che è nuova anche per lui, mi organizzo con l'amico calabrese Francesco Pugliese (del CAI di Castrovillari) per una nuova battuta esplorativa dell'alta Valle dell'Argentino, dopo quella bellissima dell'estate 2015 (al cui reportage rinvio per altre informazioni, carte e foto del sottogruppo dell'Orsomarso nella Valle dell'Argentino -> LINK).
Stavolta partiremo invece dal versante opposto (Est), nel territorio di Saracena ed all'estremo lembo orientale di quello di Orsomarso e andremo sul Corno Mozzo e Crivi di Mangiacaniglia, non difficili da raggiungere provenendo dal Piano di Novacco / Piano di Vincenzo / Cancello di Rossale (è qui che mettiamo le tende). M'interessa in modo particolare il tratto finale del sentiero che risale lungo l'idrografica des. della valle dell'Argentino e che, dopo il Vallone Fornelli, svalica al Varco della Gatta (vedi IGM) e prosegue su Mare Piccolo. Stranamente non ci sono notizie o descrizioni del passaggio del vero Varco, riportato sulle carte a 25000!

9 Agosto, Piano di Vincenzo (Sud)...

...mettiamo le tende prima che cali la notte

Piano di Vincenzo (Sud). Bivio Tavolara-Rossale

Cancello di Rossale

Cozzo del Pellegrino (1987m)

Vallone Fauzofili, tra Timpone Camagna e Garrola

Lecci sulla cima di Pietra Campanara

Pietra Campanara, q.1258m IGM.
Alta c.30m (spigolo SW), prima scalata (proprio dal versante SW qui fotografato, IV+?) di G. Luzzo, V. Luzzo, F. Bevilacqua e S. Ruberto, ottobre 1988.


Splendido affaccio dal settore orientale dei Crivi di Mangiacaniglia

  Sella Corno Mozzo (1280m IGM) Corno Mozzo (q. 1329m CTR 1:10000)  

CORNO MOZZO


Corno Mozzo, q.1331m. Di fronte la q.1329m (CTR 1:10000, anno 1954)

CORNO MOZZO - Il gruppo del Corno Mozzo è un insieme di cime che sorge nell'alta valle dell'Argentino all'estremità orientale del territorio del comune calabrese di Orsomarso (siamo 8,5km in linea d'aria a est del paesello, alla stessa latitudine) tra le montagne che proprio da questo paese hanno preso tale nome (solo dai primi anni '70) e che formano la porzione sud-occidentale del 'Parco Nazionale del Pollino', istituito nel 1993.
La testata del fiume Argentino è un emiciclo verde di c. 3Km di diametro chiuso dal Timpone Garrola e Timpone Camagna a Sud, da Timpone i Fornelli, Pietra Campanara e Corno Mozzo a Est, e dalle Falaschere e Crivi di Mangiacaniglia a Nord (questi ultimi costoni rappresentano i contrafforti meridionali del Mt. Palanuda, 1632m, la cima più alta del sottogruppo che fa capo alla valle dell'Argentino, posta c. 1 Km più a Nord).
La dorsale del Corno Mozzo si sviluppa per poco più di 1Km da NE a SW: lo cingono l'alto Argentino (loc. Fellaro) a SW e il Vallone Fornelli a S e SE, mentre a N un vallone (senza nome sulle carte) lo separa dai Crivi di Mangiacaniglia. La vetta, q. 1356m (IGM 1:25000 e 1:50000), è boscosa. A ENE di questa, distaccata, è la q. 1285; a SSE scende una crestina minore (s.q. su IGM, anch'essa 1285m su CTR 1:10000).
La cresta principale parte poco a S della vetta, con la q. 1331m (IGM e CTR) escursionisticamente ritenuta la cima principale del gruppo, perchè assai panoramica. Circa 50m a SW si eleva un'altra cimetta, piramidale, s.q. su IGM ma 1329m su CTR (mi riferisco alle CTR 1:10.000 del 1954; sulle CTR 1:5000 del 2007 è 1325m, ma queste carte sono, per assurdo, meno dettagliate e poco utili). E' questa q.1329 che dà il nome al gruppo, perché da valle è ben visibile e ricorda proprio un corno spuntato (come mi suggerisce anche Mimmo Ippolito, comunicaz. pers.). La q.1331 si raggiunge dalla selletta q.1280 (IGM): questa si trova su una diramazione del sentiero Pietra Campanara - Mt. Palanuda; dalla sella, a SSE s'impegna il crinale boscoso passando poco a W della q.1356 e giungendo a q.1331 (in 15 min.). [Continuando invece sulla traccia a SSW (nastri su alberi), si scende da q.1280 a Golfo della Serra (c. 1h), da dove si va, per Pantagnoli e Povera Mosca, a Orsomarso].
La
q.1329 è raggiungibile (alpinisticamente) scendendo alla sella che la separa da q.1331 e risalendone poi il versante ESE (roccia assai friabile). Probab. prima salita: Giuseppe de Luca e Pasquale Buono, 10/10/2012, che hanno lasciato l'anello di cordino sullo spuntone sommitale per calarsi in discesa (Link: Pollinofantastico).

In alto a sin. Corno Mozzo (da Castello Brancato, luglio 2015). La vetta boscosa (q.1356) e la q.1331 IGM sono meno prominenti della cima che dà nome al gruppo, s.q. sulle IGM, q.1329 sulle CTR del 1954.


I Crivi di Mangiacaniglia dal Corno Mozzo



Qualche toponimo delle zone visibili dai Crivi di Mangiacaniglia guardando tra Est (sin.) e Sud (ds.).

A sinistra zoommate verso i Crivi di Mangiacaniglia e la Valle dell'Argentino, dal Corno Mozzo.

La sorgente nel Vallone tra i Crivi e Corno Mozzo Resti di antico edificio pr. q.584, Golfo d. Serra Passaggio dei fiumicelli minori, sul sentiero per Fellaro che già percorsi nel 2009 e 2015

 


Il belvedere sul sentiero di Fellaro



Quota 773m (IGM) a NNE di Timpone Garrola

Nella parte orientale di loc. Fellaro, sul sentiero (che qui è più di 100m sopra il letto dell'Argentino) si notano due grosse ruote per teleferiche di esbosco. Si entra quindi nel Vallone Fornelli, al centro del quale, presso q. 803m (IGM25) la traccia si biforca: quella che sale (non riportata sulle carte) rimonta all'omonima sorgente (c. 870m), poi a uno spiazzo frequentato da bovini (c. 1100m) a valle di Pietra Campanara compie un arco a SSE e passa nella sella tra Timpone Fornelli e q. 1297 a N dello stesso, andando poi a saldarsi al sentiero principale che va al "Rifugio Fornelli" (da dove una stradella porta al Cancello di Rossale nel Piano di Vincenzo).

Resti di grosse ruote delle teleferiche,
sul sentiero tra Fellaro e Vallone Fornelli.
L'intento era però quello di proseguire (dalla biforcazione) traversando tutto il V. Fornelli fino al Varco della Gatta, per affacciarci dal punto della cresta SW del Timpone Fornelli e cercare la cengia o passo che svalichi verso Mare Piccolo. Senonché a questo punto l'amico Francesco P. comincia a lamentare dolore alla spalla (indolenzita un paio d'ore prima da una scivolata lungo la discesa verso Golfo della Serra e già lussata in passato). A questo si aggiunge l'esaurimento della batteria del suo gps. Fatto sta che da questo punto, a poche centinaia di metri dal Varco, lui si rifiuta categoricamente di proseguire. Per me, che sono venuto da Napoli e che da almeno un paio d'anni ho la curiosità di arrivare a quel Varco, doverci rinunciare a pochi minuti di sentiero (perché la traccia continua in modo evidente) è cosa assai dura, e infatti inizialmente cerco di convincerlo ad arrivarci solo per dare un'occhiata all'affaccio oppure di aspettarmi mentre vado a vederlo io. Nulla da fare, lui vuole tornare risalendo il Vallone Fornelli. E sono ancora le 15:10!
Onestamente -e glielo dico- lo avrei lasciato da solo, sapendo che se la sarebbe cavata senza problemi, ma poi decido di tornare con lui ed evitare d'infrattarmi, anche perché mi promette che il giorno dopo, invece della programmata discesa esplorativa alla Fiumarella di Tavolara, discenderemo quella di Rossale per arrivare al Varco della Gatta dal versante opposto a quello dove siamo. Purtroppo ancora mi pento di non essere andato almeno ad affacciarmi, perché il Varco della Gatta, dal lato Sud, a quanto vedremo non lo si varca più!


Teschio di mucca alla sorgente Fornelli. Qui in basso zoommata verso la Pietra Campanara

Rifugio Fornelli (o Rifugio Mare Piccolo)


2° GIORNO:

Cancello di Rossale - Rifugio Fornelli (o di Mare Piccolo) - Traccia della Fiumarella di Rossale - Mare Piccolo - Varco della Gatta (da Sud).
Ritorno per sentiero del Vallone Taliana


IL VARCO DELLA GATTA - Esplorazione, notizie topografiche ed escursionistiche

IL VARCO DELLA GATTA - Questo è il nome di uno dei luoghi più reconditi della Valle dell'Argentino e dell'intero massiccio dei Monti dell'Orsomarso.
Si trova all'estremo orientale del territorio del comune di Orsomarso, a poco più di 1Km dal confine con quello di Saracena. Qui nasce il fiume Argentino: le fiumarelle di Rossale e di Tavolara [1] si incontrano poco sotto (W) la località Mare Piccolo [2] dando origine al primo tratto, quello 'a canyon', dell'Argentino.
In questo punto, le pareti sono piuttosto alte e vanno a formare una grande "V": da un lato (sulla idrogr. sin.) c'è la propaggine NE del Timpone Camagna mentre di fronte (lato N, idrogr. des. dell'Argentino) si staglia il costone SW del Timpone i Fornelli.
L'intera zona ha assunto nome "Varco della Gatta" e anzi -escursionisticamente- la spettacolare uscita dalla forra dell'Argentino [3], risalendo fino al tratto in cui convergono le due fiumarelle (q. 756 IGM), viene spesso denominata "Varco della Gatta" [4].
Ma questo punto ha interesse eminentemente escursionistico/torrentistico, ed è percorribile solo d'estate, quando il regime più povero delle acque non ostacola la risalita: in altre stagioni e in periodo piovosi è assai pericoloso risalire il torrente per la concreta possibilità di devastanti e improvvise piene. Nei suoi libri sulle escursioni in Calabria, Francesco Bevilacqua indica questo posto come 'Gola (o Canyon) sotto al Varco della Gatta'. Una più appropriata denominazione del maestoso anfratto in cui nasce l'Argentino ce la fornisce Mimmo Pace [5], che nel descrivere e illustrare un'escursione del CAI di Castrovillari al Varco della Gatta, scrive che nel paese di Orsomarso la parte alta della gola alla confluenza delle fiumarelle è nota come "Imbuto di Marepiccolo".
Veniamo al nome "Varco della Gatta": il microtoponimo "varco" indica in genere una sorta di sella montana, colletto, intaglio o valico percorribile dall'uomo! Per i citati, ovvi motivi, il letto del fiume di certo non ha mai avuto alcuna importanza come zona di transito per uomini e animali. Il sentiero "principale" in zona era quello alto, che muove tra Pietra Campanara e il Mt. Palanuda per giungere in loc. Falaschere e al vecchio rifugio di caccia Conte Orlando. Probabilmente gli operai delle compagnie del legname che tagliarono selvaggiamente queste selve nella prima metà del '900, ricavarono (o riutilizzarono?) un sentiero più basso, quello tra < Fellaro e Mare Piccolo >, dove infatti si ritrovano diverse tracce delle teleferiche utilizzate per i boschi del lato occidentale della Valle dell' Argentino [v. nota success.].
Mare Piccolo (inteso nella localizzazione delle moderne IGM25) era il crocevia, o capolinea, di due rami principali delle teleferiche per l'esbosco: una sul versante Sud (idrogr. sin.) che è anche riportata sulle IGM anni '50 [6] e l'altra sul versante opposto (tracce di cavi e ruote sul sentiero tra Fellaro - V. Fornelli).
Il "vero" Varco della Gatta è perciò il passo-intaglio che supera il costone SW del Timpone i Fornelli, com'è evidente dalle carte al 25.000 e a scale superiori!

La traccia trattegiata sulle IGM25 collega quindi le loc. Fellaro e Mare Piccolo. Ma come mai nessuno menziona l'attraversamento di questo passo/varco?
Francesco Bevilacqua, in svariate pubblicazioni e guide [7], descrive il possibile prolungamento dell'escursione alla Gola dell'Argentino e/o alla Cascata Fauzofili sulla suddetta traccia di sentiero fino al Varco della Gatta. Poche centinaia di metri dopo esser transitati nel V. Fornelli, aggirando il versante W del Timpone Fornelli, si giunge all'affaccio sulla gola (da dove - scrive- pendeva ancora un cavo della teleferica... ossia, immagino, il tratto che "allacciava" i due rilievi che si fronteggiano) avendo di fronte le pareti boscose del Timpone Camagna. In un'altra occasione, notò anche dei vecchi manocorrenti in parete, che ipotizzò potessero servire come una breve "via ferrata" ante litteram, per facilitare il passaggio di quel punto ripido ed esposto (cf. infra e agg. in n.7 ++).
Ma non c'è alcuna precisa descrizione (né sui libri né in rete) del passaggio dall'altro lato dell'intaglio, come indicato dal tratteggio sulle IGM a grande scala!
Questo mi fa sospettare, già prima di andarci, che possa trattarsi di una cengia esposta o addirittura crollata, e quindi divenuta pericolosa o non più percorribile. A sostegno di questa ipotesi ci potrebbe essere lo stesso toponimo: F. Bevilacqua ipotizza che possa derivare dalla frequentazione di questi recessi remoti di esemplari di Gatto selvatico [8] ma a mio parere potrebbe anche essere dovuto ad una caratteristica morfologica del passo. Non intendo però una somiglianza nella conformazione orografica quanto piuttosto un aspetto della sua percorribilità, ovvero che il tratto fosse per così dire "roba da felini", cioè per esseri piccoli ed agili, un po' come i 'molopassi' e 'malevarchi' diffusi in tutto il centro-sud Italia. Passaggi angusti e/o esposti, il cui attraversamento è pericoloso, fa paura e quindi viene associato ad animali "cattivi" (e.g. i Passo del Lupo) o agili, come, per il varco in oggetto, il nostro felino - selvatico o domestico che sia.

[Francesco Raffaele, 19/8/2017]


ESPLORAZIONE DEL VARCO DELLA GATTA DA NORD-OVEST E DA SUD-EST


Nel primo giorno (F.R. e F.P.) programmiamo di andare al Varco della Gatta (cartografico) da Nord. Ma alla curiosità esplorativa non si può non anteporre un giro con affacci assai panoramici sul lembo orientale dei Crivi di Mangiacaniglia e sul Corno Mozzo (vedi sopra al 'box' precedente), raggiunti dal Cancello di Rossale passando per il Rifugio di Fornelli e deviando poi alla base della quasi mitica Pietra Campanara. Dopo il Corno Mozzo, scendiamo dalla vicina sella q. 1280 per il Vallone senza nome tra i Crivi e il Corno Mozzo e in 1 ora siamo a Golfo della Serra, sul sentiero basso che proviene da Povera Mosca/Pantagnoli e che prosegue per Fellaro. Purtroppo un piccolo incidente occorso all'amico Francesco Pugliese ci costringerà (malgrado le mie insistenze!!) a modificare i piani, e rinviare al giorno successivo l'esplorazione del Varco, stavolta dal versante opposto. Da q.803 (IGM25) nel Vallone Fornelli, risaliamo la traccia che passa per la sorgente Fornelli (utile approvvigionamento d'acqua) e che poi compie un arco alla testata del vallone, tornando da sotto q.1297 al Rifugio forestale.

Il Secondo giorno (si unisce a noi anche Fabrizio), raggiunto di nuovo il rifugio (v. nota 2) e fatta scorta d'acqua alla vicina fontanella, scendiamo da qui direttamente e senza traccia, verso la Fiumarella di Rossale (dir. SSW dal rif., più o meno all'altezza del confine Orsomarso-Saracena). La mulattiera segnata sulle carte immediatamente a N del corso d'acqua è una traccia labilissima che spesso sparisce del tutto nella fitta vegetazione. Non ci sono segni né nastri (ad eccezione del punto in cui s'incrocia il sent. che risale il Vallone Taliana) ma è abbastanza intuitivo, dovendosi discendere la fiumarella, in questa stagione quasi secca. Più avanti si guada il letto del torrente, invaso spesso da immani cataste di tronchi trasportati dall'acqua delle piene primaverili. Poche centinaia di metri dopo il (poco visibile) bivio con sent. e successiva confluenza del Vall. Taliana, cominciamo a risalire il pendio in des. orografica, oltrepassando, sempre nel bosco, un paio di ghiaioni franati dal costone SW del Timpone Fornelli e tenendoci poi sotto le pareti. D'un tratto si apre uno scivolo erboso tra due bastioni di rocce. Che sia il Varco della Gatta? Io mi ero immaginato una cengia, ma forse è proprio un intaglio "a portone" tra due rocce. Risalgo il ripido pendio erboso (max 50°) e poi lego il cordino a un carpino in cima al pendio, per far salire Francesco che, nonostante la spalla poco affidabile, con l'aiuto della corda (e della mia piccozza) mi raggiunge. Sopra di noi c'è una spaccatura riempita da massi (alcuni anche pericolosamente instabili per chi volesse arrampicarsi sopra la fessura!) che indica forse un crollo avvenuto negli ultimi decenni... Salgo oltre l'ultimo albero portandomi sul terriccio giallo sotto la spaccatura, ma è chiusa e non si passa oltre.
Difficile stabilire con assoluta certezza, senza il parere di qualcuno che conosca il posto, se siamo sulla strada giusta. Stando al gps di Francesco (confermato anche dal gps della mia reflex, che posso verificare solo a casa, una volta scaricata la traccia) siamo proprio lì dentro! Qualche discrepanza tra le isoipse (quote) delle IGM-25000 e quelle delle CTR al 10000 c'è, ma dopo essere sceso, ho seguito un po' le pareti in direz. WSW, e non mi pare ci siano ulteriori possibili passaggi. L'ideale sarebbe stato scendere ancora, costeggiando le pareti, fino all'Imbuto di Mare Piccolo, dove s'incontrano le fiumarelle e inizia la Gola del primo tratto dell'Argentino. Ma i miei compagni non mi sembrano inclini e il cielo si sta chiudendo. Francesco Pugliese mi dice che tempo fa ha raggiunto un "terrazzino" del Timpone Fornelli, costeggiando il versante W a c.1000-1100m di quota (se ben ricordo la traccia che mi mostra), quindi affacciandosi 100-150m più sopra dell'intaglio, e notando pietroni caduti. E' possibile che una frana (come quelle che hanno generato i ghiaioni attraversati più a E) abbia chiuso il Varco della Gatta?
Le mie perplessità sono per lo più legate al fatto che si sarebbe dovuto verificare meglio (ovviam. anche arrivandoci da N il giorno prima) possibili cengie/intagli più a W... ma soprattutto allo scivolo erboso che condurrebbe al Varco, seppur alpinisticamente elementare, non è affatto comodo da percorrere e, anche installandovi una corda (Mimmo Ippolito, inf. pers., mi dice che qualcuno gli aveva parlato di un tratto provvisto di cavo, nel "Varco della Gatta"), sarebbe stato comunque difficile e un po' pericoloso da percorrere in salita e in discesa con materiali pesanti, muli etc.

In una conversazione telefonica (30/9/2017) con Oscar del Core (gestore del Rifugio Montano di loc. Povera Mosca) lui mi conferma che il toponimo "Imbuto di Mare Piccolo" è usato a Orsomarso per indicare l'inizio della Gola dell'Argentino dove si uniscono le due Fiumarelle; ma soprattutto mi dice che il sentiero a mezzacosta che noi abbiamo cercato, quello del Varco della Gatta era "una scorciatoia usata dagli operai del legname, ma solo da quelli un po' più pazzi e magri, perché si trattava di una fessura molto stretta... e ci avevano piazzato un cavo tenuto da chiodi per oltrepassare il tratto più pericoloso..." (cf. supra, la descrizione della breve "ferrata" di F. Bevilacqua). Il sentiero principale era, come detto, quello alto che transita poco sopra Pietra Campanara, e la traccia <Fellaro - Varco della Gatta - Mare Piccolo> riportata sulle IGM degli anni '50 era un'ardita scorciatoia dove si azzardavano a transitare solo poche persone, quelle più agili e "disinvolte" (vedi sopra la mia ipotesi sul nome del varco) e senza animali né materiali. Credo quindi che il cerchio si chiuda, e che l'intaglio da noi esplorato dal lato sud, sia forse proprio quello dell'antico passaturo. Tanto va la Gatta al Varco... Ma presto ci tornerò per togliermi ogni dubbio e verificare l'accesso del "passo" da W con quei vecchi cavi... E per cercare i tanti altri luoghi ipnotici e sentieri perduti che mi attirano e mi riportano - spesso solo con la mente, ogni tanto anche con il corpo- nella splendida Calabria della primitiva e misteriosa Valle dell'Argentino tra i selvaggi Monti di Orsomarso!


[Francesco Raffaele, 29-30/9/2017]

NOTE:

[1] Su vecchie carte topografiche di fine '800, rispettivamente Acqua di Rossano (un refuso o la più esatta forma antica del nome?) e Acqua di Tavolara.
[2] Mare Piccolo, sulle IGM, è posto tra le due fiumarelle, giusto a monte della loro confluenza. Circa 1 Km più a NE, tra Vall. Taliana e Fiumarella di Rossale, c'è il rifugio ex-AFOR detto talvolta "Rifugio Mare Piccolo" (sulle carte di fine '800-inizio '900 è in questa zona che veniva riportato il toponimo "Mare Picciolo", sic!) o "Rifugio Fornelli" (F. Bevilacqua). La struttura è a quota 1109-1110m sulle CTR 1:5000 (2007). Costruito negli anni '70 (come la stradella che vi giunge dal Cancello di Rossale; inf. pers. F. Pugliese) è chiuso, ma affiancato da una capanna in legno aperta e da una fontana. Di recente (2016-17) gli Scout hanno ripulito l'area in cui sorge questo bel rifugio, precedentemente infestata da alte erbacce (e da zecche, come ci raccontarono a Povera Mosca, agosto 2015, alcuni ragazzi siciliani che ci avevano bivaccato nel corso dell'avventurosa traversata Piano di Novacco - Cancello di Rossale - Rifugio - Passo della Gatta - Fellaro - Pantagnoli - Povera Mosca - Orsomarso).
[3] Ci si arriva lasciando la traccia di sentiero Pantagnoli - Golfo della Serra - Fellaro nel punto in cui esso entra nel Vallone Fornelli: da qui si scende nel letto del torrente e lo si risale (vedi reportage del 2015, link in calce).
[4]
Cf. L. Troccoli e E. Pisarra, In cammino sul Pollino, 1996, p. 120-121, 304-305; M. Pace, Montagne ... immagini e appunti di viaggio, 2015, cap. 17.
[5] M. Pace, loc. cit.
[6]
Mare Piccolo (q. 930 IGM) - alto Vallone Fauzofili - Timpone Garrola - Q. 541 a S di Creste di Tortora - Povera Mosca (q. 278m). Difficile stabilire l'età esatta dello sfruttamento locale (e delle due tratte di teleferica), senza più accurate ricerche sui tagli di faggete nel Novecento: prima della Seconda Guerra Mondiale, la Rueping (che non tagliò in comune di Orsomarso, dove operò solo l'omonima ditta "Orsomarso", che impiantò la teleferica Povera Mosca-Mare Piccolo e la decauville da Povera Mosca a Orsomarso, intorno al 1930; inf. pers. Enrico Rovelli, feb. 2024) incontrò sempre più ostacoli presso le amministrazioni locali dei comuni sul versante più orientale della V. d. Argentino, e si spostò in altri comuni. I cantieri e parte delle attrezzature abbandonate furono riutilizzate per i meno incisivi tagli dell'immediato dopoguerra (anni '50) dalla ditta Palombaro.
[7] Cf. F. Bevilacqua, Il Parco Nazionale del Pollino, 2014, pag. 498. Id., Sui Sentieri dell'Orsomarso, 1995, p. 89. ++ Id., in: Apollinea, nov-dic 2011, pp. 8-13.++
NB: La quota 880m IGM da lui identificata con il Varco della Gatta, si riferisce in realtà ad un punto più in basso e più a W del vero e proprio "passaggio", che non è quotato ma sta evidentemente tra le isoipse dei 900 e 1000m.
[8]
Assai meno probabile la derivazione da un'eventuale antica presenza di Lince (dialettalm. "gattopardo" o "lupo cerviero"), estinta forse già nel '700. Un esemplare di Felis silvestris fu avvistato in zona dallo stesso F. Bevilacqua nei primi anni '90.

BIBLIOGRAFIA:
vedi in calce alla pagina del 2015

La parte superiore dello scivolo e
l'intaglio del "Varco della Gatta"

Varco della Gatta su cartografia anni '50
(IGM 1:25000 e CTR 1:10000)

Varco della Gatta (a des.), dal Corno Mozzo
Sul web la ricerca 'Varco della Gatta' restituisce invariabilmente pagine relative a escursioni (e video su Youtube) della Gola dell'Argentino. Bisognerebbe chiedere a qualche forestale o locale o forse consultare pubblicazioni, riguardo la traccia del Varco vero e proprio. Segnalo, tra tante pagine on-line, quella dell'anello effettuato discendendo la più selvaggia Fiumarella di Tavolara e poi risalendo quella di Rossale per ritornare all'omonimo "cancello" del Piano di Vincenzo, escursione effettuata da Giuseppe de Luca e Mimmo Ippolito, ottobre 2009 (LINK).
Mimmo mi informa di essere andato, nei primi anni 2000, alla ricerca del Varco della Gatta dal lato della Fiumarella di Rossale, ma di non aver trovato il collegamento del sentiero che viene da Fellaro; possibile ulteriore prova del fatto che questo -da noi raggiunto- potrebbe essere stato interrotto da una frana già dagli anni '90 se non prima. Chi avesse più informazioni, mi contatti.

Tracce GPS dei 2 itinerari effettuati

In alto, le foto della discesa della Fiumarella di Rossale dal Rifugio Fornelli, lungo la labilissima traccia che scende verso Mare Piccolo.
In basso, l'arrivo al probabile intaglio del:

VARCO DELLA GATTA (cartografico) DA SUD
.


Fittissima vegetazione e alti farfaracci tra la Fiumarella di Rossale e il Vallone Taliana

Piano di Novacco

Celsa Bianca e Dolcedorme
        Serra Dolcedorme. Ora tocca al Pollino (giorno successivo: Colle Impiso - Serra di Crispo)
                                                                                           

Testi di Francesco Raffaele
Foto di Francesco Raffaele
(EOS 6D + Canon 24-105is L)

Un'altra avventurosa doppia escursione tra i Monti di Orsomarso si è conclusa. Le impressioni ed emozioni che questi luoghi regalano le porterò sempre con me. Ci sono svariate altre zone e sentieri di questo gruppo che m'interessano e presto tornerò a scoprirle. Inoltre mi manca il Castel S. Noceto e la stessa cima del monte Palanuda, per non parlare della zona più a sud, facente parte della valle dell'Abatemarco e del sottogruppo del Cozzo del Pellegrino, altra cima che da un po' ho puntato, specialmente in veste invernale (da Verbicaro e risalendo il grande canalone NW, la cui uscita sommitale s'intravede anche nelle foto scattate da qui), o ancora il Mt. Trincello e il Cozzo dell'Orso, per tornare alla zona di Tavolara - Pietra Palomba... Alcune mète spero di raggiungerle già quest'autunno - inverno; per la prossima estate mi piacerebbe invece fare un giro di almeno una settimana, semmai tornando sulla Montea e per fare conoscenza con il gruppo La Caccia - Petricelle e altre montagne e sentieri. Non mancherà occasione per farmi travolgere ancora dal fascino selvaggio di questi luoghi sperduti!

Per altre Info, Cartine, Bibliografia sui Monti dell'Orsomarso e Valle dell'Argentino,
vedi le foto del 2015



H O M E