SERRA DOLCEDORME (2267m), DIRETTISSIMA DA SUD INVERNALE IN SOLITARIA

Salita da Conca del Re (q. 707m) - Valle Piana per la via dei "Gendarmi di Pietra" (o "Scilla e Cariddi") e la Direttissima. Discesa per il "Crestone dei Loricati"
(19/2/2019)




Il Versante Sud (e SW) del Dolcedorme, di notte e alle prime luci dell'mattino


SERRA DOLCEDORME (2267m) - Il Gigante o semplicemente "il Re" del Pollino, è la cima più alta dell'Appennino Meridionale (2266 o 2267m) e dell'intero Sud-Italia tra l'Abruzzo meridionale (Monte Greco, 2285m) e la Sicilia (Etna, 3326m). Un nome che riecheggia quello di tante "dormienti" di roccia, montagne così nominate (o soprannominate) a causa del profilo che può ricordare un viso o un intero corpo disteso come in un eterno riposo.
La Serra Dolcedorme (o meglio "il Dolcedorme", com'è più comunemente chiamato dai locali; albanese: Dollçedormi) fa parte del Gruppo centrale del Pollino (nel relativo Parco Nazionale, il più vasto d'Italia, 196000ha) e in particolare ne cinge il cuore, ossia i Piani del Pollino, sul lato Sud. E' perciò la sommità dell'intera "barriera meridionale" del massiccio del Pollino, che si sviluppa tra Mormanno e Civita (la lunga Cresta di Dolcedorme - Manfriana - Timpa del Principe è oggi detta dagli escursionisti "Cresta dell'Infinito"). Sulla sua anticima N (q. 2247m IGM) passa il confine Calabro-Lucano mentre la cima è interamente su suolo di Calabria, divisa tra i comuni di Castrovillari e (in parte) Cerchiara di Calabria.

- La prima descrizione nota di una salita sul Dolcedorme è degli scienziati del Real Orto Botanico di Napoli: M. Tenore, L. Petagna e G. Terrone, "Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata e della Calabria Citeriore effettuato nel 1826" (Napoli 1827): il 7/7/1826 dai Piani di Pollino, dove avevano bivaccato in un pagliaro (venivano da Rotonda), guidati da un pastore incontrato sul posto, passano per il "Trabucco del Pollino" (toponimo noto in varie descrizioni ottocentesche, cf. Troccoli-Pisarra 1993, a volte anche come "La Trabuccata", corrispondente al pianoro più basso e meridionale - quello da dove si risale il Canale di Malevento per raggiungere la Sella Dolcedorme o Sella di Malevento) e quindi sul tratto di cresta occidentale fino alla cima. Da lì discesero per la cresta E (ESE; per il Passo del Vascello, per l'Afforcata o per il Passo Marcellino) e in tre ore, attraverso la la Petrosa (vasto falsopiano a W e NW di Frascineto) calarono a Frascineto e Porcile (Eianina) da dove poi si spostarono nella più ospitale Castrovillari.
- Egualmente importante risulta la prima salita del Dolcedorme che si può definire in qualche modo "alpinistica" (benché sempre a scopo botanico), che è poi anche la seconda ascensione nota in assoluto: il 26 giugno 1877 P. Porta, R. Huter e G. Rigo salirono per il sentiero della Nevera (di Celsa Bianca, quindi da Valle Piana) lasciando poi il sentiero (che va al Varco del Pollinello) per arrampicarsi "in linea retta per dirupi fino al più alto cocuzzolo detto Dolcidormi" (cf. P. Porta "Viaggio Botanico in Calabria", in Nuovo Giornale Botanico Italiano, 11, 1879, riportato in L. Trocccoli e E. Pisarra, op. cit. 1993 e da L. Troccoli in L. Bernardino, I Fiori del Pollino, 2001). E' probabile quindi che siano saliti verso l'Anfiteatro SW ma tenendosi a W delle rocce che sostengono la Cima (le pendenze e l'impossibilità di vedere l'eventuale prosieguo attraverso la parte centrale delle pareti Sud rendono poco verosimile una salita ancora più diretta dall'Anfiteatro attraverso i cosiddetti canali oggi noti come "Direttissima" e "Gola del Turbine"), quindi probabilmente svalicando presso la "Timpa di Valle Piana", poco a W della Cima del Dolcedorme, da lì visibile e facilmente raggiungibile...
- Il "Sentiero delle Nevere" che conduce al Varco del Pollinello (Pollino, IPV 1 = sent. 920) fu percorso anche dagli entomologi G. Cavanna, C. Caroti e A. Biondi che, nel salire (da Castrovillari il 25/7/1880), incontrarono i nevaioli che scendevano con i muli carichi. Una volta svalicato il crinale principale andarono a bivaccare ai Piani. L'ascensione al Dolcedorme fu effettuata il 27/7/1880 (Cf. G. Cavanna, in Bull. S.E.I., XIV/1, 1882, pp. 3 seg.; il giorno successivo A. Biondi salì da solo sul M. Pollino, quindi è questa la seconda salita nota, prima di quella di E. Martinori, Lezzani e Transi del CAI di Roma, di giusto un mese dopo, il 28/8/1880 e dei quali è tra l'altro dubbio se siano saliti in cima al Pollino o sul Dolcedorme; la prima salita nota sul M. Pollino è di Bruno del 27/8/1875, da Terranova di P. per la Grande Porta. NB: Va detto però che in cima al M. Pollino, 2248m, contrariamente che sul Dolcedorme, e così come anche sulla Montea e sul M. Cocuzzo, i topografi del Real Officio Topografico di Napoli diretto dal Visconti, avevano installato i segnali trigonometrici per ottenere le triangolazioni necessarie alla elaborazione delle carte topografiche del tempo. Sto facendo qualche ricerca alla Biblioteca Naz. e all'Archivio di Stato di NA, ma pare che i segnali siano stati posti tra gli anni 30 e la prima metà degli anni '40 dell'800, ed è sicuro che erano già lì nel 1845! Il segnale sul Dolcedorme fu invece posto solo vari decenni dopo, dall'IGM, a fine '800 - inizi '900).
- Tra la fine degli anni '80 dell'800 e il 1899, l'area del Pollino calabro e lucano fu densamente battuta da N. Terracciano, nativo di Pozzuoli, con F.E. Calvelli, di Castrovillari e lo studente G. Raele. Le pubblicazioni del Terracciano ("Synopsis plantarum vascolarium Montis Pollini", estratto dall' Annuario del R. Istit. Botanico di Roma IV/1, 1890, e due addenda 1896, 1900) così come alcune di quelle più recenti che lo citano (dalla L. Bernardo, a L. Troccoli) non aiutano a definire precisamente quando il Terracciano iniziò a erborizzare sul Pollino (a metà '800 batté l'area del M. Vulture e di Muro Lucano). Fu sul Pollino anche dopo il 1900 (cf. Settembrino e Strazza, "Viaggiatori in Basilicata 1777-1880", 2004). Comunque l'ampiezza dell'areale coperto dalla sua sinossi del 1890 deve aver richiesto più di una stagione di ricerche e potrebbe quindi estendersi a diversi anni prima di quello della pubblicazione. Certo è che varie specie sono raccolte / segnalate "nella vetta del Dolcedorme a 2271m", dove quindi dev'essere salito in più occasioni tra l'estate 1889 e le annate precedenti.
- P
er la più antica salita (e sua descrizione) a scopo puramente "alpinistico" (cronologicamente è la quinta salita nota, ma è probabile che ce ne siano state altre e che esistano relazioni non ancora riportate all'attenzione) dobbiamo attendere l'infaticabile Vincenzo Campanile (allora socio del CAI di Roma) il 21/9/1889, anch'egli (con alcune guide) da Terranova di Pollino per il Lago Duglia, La (Grande) Porta, i Piani e la "Sella" tra Pollino e Dolcedorme, quindi la cima (Boll. CAI 23, 1889; cf. anche Salmojraghi, Boll. CAI 69, 1903 p. 206-8). V. Perrone (1975) notava quanto fosse poco conveniente e più lontano l'accesso da NE rispetto a quello dalla storica mulattiera della "Scala di Morano" (per Vallone e Colle di Gaudolino e Sella Dolcedorme) o da Valle Piana (per il citato sentiero delle Nevere del Varco del Pollinello): ma forse gli echi del brigantaggio erano ancora forti nella zona di Mormanno-Morano, quindi si preferiva il più lungo avvicinamento dal versante lucano...

Fino agli anni '70 del Novecento e alle ricerche zoologiche di Tassi e Pratesi pochissime gite/escursioni venivano effettuate annualmente dalle sedi CAI del Centro/Sud Italia: più attivi erano i locali "Pionieri del Pollino".
Dopo la metà del '900 iniziò una più assidua frequentazione ludica, poi vennero pubblicate le prime guide naturalistiche ed escursionistiche (vedi Bibliografia), quindi iniziarono le lunghe vicissitudini per l'istituzione del "Parco" e infine la sua realizzazione, purtroppo -come spesso accade qui in Italia- una questione più politica e di interessi locali che di oculata gestione da parte di personale competente. A causa dei cambiamenti climatici (e sicuramente, come un po' in tutto il Sud Italia, anche del vero e proprio "business degli incendi") non mancano incendi disastrosi, come quello, sui versanti Sud del Dolcedorme, dell'estate 2012, di cui ancora si vedono le conseguenze. Le inutili "sovrastrutture" approntate su certi sentieri, o il ridicolo Centro Polifunzionale di Campotenese sono tra gli emblemi dello spreco di danaro che è il solo modo che le gestioni conoscono per far "circolare" un po' di soldi, visto che ormai sono passati i tempi delle faraoniche "Valorizzazioni turistiche" che hanno rovinato tante montagne all'epoca del boom del dopoguerra, quando di contro nacquero anche le prime associazioni ambientaliste che spesso riuscirono a fermare gli scempi.
Ma nonostante tutto, anche se Montagne e sentieri necessiterebbero solo di un po' di manutenzione e sorveglianza, nonostante qualche atto vandalico, qualche inutile pannello e altri ridicoli orpelli (nulla contro la cartellonistica, purché -come suggerito anche dalle Guide del Parco- sia posta solo all'inizio dei sentieri, non in zone selvagge dove l'unico segno dovrebbe essere la vernice su qualche roccia/ tronco della segnaletica ufficiale del CAI)... nonostante tutto i Monti del Pollino (e dell'Orsomarso) restano luoghi davvero unici, che non possono non stregare chiunque si trovi a camminare tra i pini loricati, simbolo atavico di una magia di altri tempi, o tra le foreste, i pianori, i crinali e le forre. Luoghi che conservano un'autentica bellezza, un fascino arcaico. Perché in parecchie aree del Parco Nazionale del Pollino, la sensazione, più che di stare in un luogo è quella di essere in una "dimensione"... [Francesco Raffaele]



I "Gendarmi di Pietra"






Autoscatto sotto lo stupendo esemplare di Pino Loricato che si erge poco più a monte dei Genaarmi







Targa in memoria di L. Grandinetti

Quasi un "giardino pensile" di pini loricati

Fin qui ancora solo con piccozza. Metterò i ramponi a q. 2000m circa, all'inizio del canale della Direttissima... > >







Le mie tracce

Mt. Pollino

Mt. Sirino

Mt. Alpi - S. Croce

Serra Crispo, Porticella e Grande Porta

Cresta dell'Infinito

Manfriana

Timpa Pino di Michele - V. Faggio Grosso

ETNA !

Montea - Mula






"Direttissima"

"Gola del Turbine"





Q.1800m c., il cosiddetto "Campo Base"

Discesa dal "Crestone dei Loricati"


DATI TECNICI SALITA SULLA SERRA DOLCEDORME per il Canalone SW o Via dei "Gendarmi di Pietra":
Difficoltà PD/PD- (max 50°) / tempo totale (soste incluse): +5h / dislivello +1550m (da loc. Conca del Re, q. 707m).
DISCESA per la "Direttissima" e dal "Campo Base" (q.1800m c.) x il "Crestone dei Loricati": F+ (passi II+); tempi: -1h dalla Cima al C. Base, 2h dal C. Base all'Auto. TOT. (A/R): c. 9h

DOLCEDORME Again! Non poteva che essere emozionante ritornare in uno degli "angoli" più selvaggi del Pollino e dell'intero Appennino. Certo le condizioni di questo inverno magro e mite sarebbero state più interessanti se ci fossi salito una settimana prima, quando la galaverna imbiancava i tronchi dei loricati dell'Anfiteatro SW e il fondo sarebbe stato più duro. Ma è stato bello anche così, d'altra parte la neve era compatta, non si affondava (sono riuscito a tirare avanti con la sola piccozza fino a q. 2000m, sotto lo sperone che divide la 'Direttissima' dalla 'Gola del Turbine', dove ho messo anche i ramponi. Visibilità in cima non tipica invernale, ma vento meno forte di quello dei giorni scorsi e caldo primaverile... La discesa: avendo già fatto quella per il V. Faggio Grosso (Gennaio 2016) e volendo comunque evitare i sentieri lunghi (Timpa di Valle Piana) sono ritornato nel canale di salita, per poi spostarmi a SE al "Campo Base" (q. 1800m c.) dove culmina il "Crestone dei Loricati" che ho percorso a scendere (cosa non molto consigliabile). Passi di II/II+ su roccette. Piccozza ancora necessaria nei punti in cui maggiori difficoltà ed esposizione costringono a lasciare il filo di cresta per spostarsi a sinistra (E) dove, nella parte alta, lingue di neve e falasca, su pendenze a tratti attorno ai 40°, rendono la discesa assai più disinvolta e sicura se si è "armati" di una picca.
La salita risulta piacevole perché l'avvicinamento non è lungo e il canale, che si sviluppa per 800m di dislivello, è assai vario e in ambiente spettacolare, a partire dall'enorme "portone di roccia" dei Gendarmi, proseguendo con il maestoso loricato isolato su uno sperone poco più in alto, e quindi al "giardino pensile" di loricati dell'Anfiteatro Sud-Ovest e alla gola finale che porta in cresta a pochi passi dalla cima. Estasi pura, gran bella montagna/via che ti resta nel cuore!





CIAO DOLCEDORME !

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SUL POLLINO
(Solo Area centrale. Titoli in mio possesso o consultati)

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Testi e Foto © Francesco Raffaele
[Fotografie con Lumix DMC-FZ1000]

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