PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Carte Escursionistiche


CUORE DEL PARCO
Scala 1:20000
Progetto ed elaborazione grafica: Pompeo Limongi - Mimmo Longobardi. Collaborazione e ombreggiatura 3D: Giorgio Braschi. Coordinamento editoriale: Bruno Niola. Editore: PN Pollino. Realizzazione: Mondomaratea Servizi Turistici

(2015)

MONTI DELL'ORSOMARSO
Scala 1:20000
Progetto ed elaborazione grafica: Pompeo Limongi - Mimmo Longobardi. Collaborazione: Luigi Perrone. Coordinamento editoriale: Bruno Niola. Editore: Parco Nazionale del Pollino. Realizzazione:
Mondomaratea Servizi Turistici
(2017)


Copertina dei Cofanetti delle Carte del Pollino e Monti dell'Orsomarso

Ciascun "cofanetto" costa 12,20euro e contiene 4 cartine (sono venduti separatamente).
A questo link (sito web del Parco Naz. del Pollino) l'elenco di rivenditori, anche online.


[ NB: Un terzo cofanetto "Monte Alpi, Monte La Spina, Bosco Magnano, Monte Caramola", scala 1:20000, è in corso di pubblicazione (2019) ]


CARTE ESCURSIONISTICHE DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO (CUORE DEL PARCO E MONTI DELL'ORSOMARSO) - Recensione di Francesco Raffaele (29/8/2019)

I - INTRODUZIONE - I sentieri nascono nel momento in cui degli esseri viventi si stanziano stabilmente in una zona, sia essa montana o di qualsiasi altro ambiente sulla terraferma. Le Montagne di quello che oggi è il Parco Nazionale del Pollino [1], sono da sempre state frequentate dall'uomo per i più svariati scopi. Pastori, cacciatori, raccoglitori, boscaioli, pellegrini si tramandavano la conoscenza delle "strade" di montagna e, dopo decenni o un'intera vita di lavoro e cammino, avevano in testa la loro "mappa dei luoghi".
Dal XIX secolo, questi massicci hanno cominciato a vedere, seppur assai sporadicamente, la presenza di gente non locale: inizialmente soprattutto scienziati, poi anche viaggiatori ed "alpinisti", spesso soci delle neonate sezioni (dal 1863) del Club Alpino Italiano.
Quando nell'estate del 1826 M. Tenore e i botanici del Real Orto Botanico di Napoli si fecero accompagnare da persone del luogo sui Monti del Pollino (Cf. Petagna et al., 1827, p. 44), non esistevano ancora carte della zona con sufficiente dettaglio: gli stessi topografi del Real Officio Topografico di Napoli dovettero rivolgersi a pastori o boscaioli locali per non perdersi tra i selvaggi valloni e i fitti boschi che bisognava attraversare per raggiungere le cime del Pollino o della Montea, dove nel corso delle cosiddette "operazioni di campagna" essi installarono i più antichi segnali trigonometrici della zona, necessari alla realizzazione delle prime carte basate su principi trigonometrici e geodetici [2]. Queste carte ed i successivi quadranti del R.I.G.M. (in scala 1:50000; più tardi si diffusero anche le tavolette 1:25000) erano perciò diponibili ai primi "escursionisti" del Sud Italia, come Giustino Fortunato o Vincenzo Campanile, che non di rado vi fanno riferimento nei loro scritti. Eppure il Campanile, nella sua avventurosa ricerca (11/8/1897) della cima di quella che ribattezzò "Punta Melara", ossia La Montea [3], si affidò ad un pastore che viveva stagionalmente in uno stazzo alle sue pendici, presso l'imbocco del Vallone della Melara. Anche G. Fortunato, in altre zone dell'Appennino Meridionale (Campania e dintorni) [4], quasi sempre aveva guide locali a seguito. Erano poche le eccezioni di camminatori e scienziati che si avventuravano sui sentieri senza guide [5]. Va anche ricordato che, fino al tardo '800, la situazione della normale viabilità era ancora assai precaria in Basilicata e Calabria, vi erano un po' dovunque ampie zone paludose e malariche oltre alla sempre paventata possibilità di imbattersi in bande di briganti, in special modo sui passi montani e presso le rigogliose aree boscose. Non di meno esiste un'ampia bibliografia di letterati, artisti e viaggiatori "ai margini del Grand Tour" che vi pervennero lasciando a testimonianza interessanti diari di viaggio... Una più assidua frequentazione "ludica" dei Monti di Lucania e Calabria, cominciò però solo con il benessere del dopoguerra, grazie a gruppi di escursionisti locali e delle vicine regioni. L'impulso alla conoscenza dei paesaggi unici dei monti del Pollino venne anche dai resoconti delle riviste turistiche (Le Vie d'Italia, TCI) e dai lavori dei naturalisti F. Tassi e F. Pratesi, che diffusero tra le famiglie italiane le immagini degli statuari esemplari di Pino Loricato (Guida alla Natura di Puglia, Basilicata e Calabria, 1979) e, tra l'altro, coniarono la denominazione di "Monti di Orsomarso" [6] per il vasto e selvaggio settore SO di quello che poi sarà il Parco Nazionale del Pollino.
Mentre dagli anni '70 già s'iniziava a battagliare per istituire il Parco Nazionale del Pollino, l'attività di molti "appassionati" cominciò a dare dei frutti, con la pubblicazione delle prime guide: M. Tommaselli (1970, 1982) per il settore lucano e V. Perrone (1975) per quello calabrese; la prima guida davvero esaustiva dei sentieri del "cuore" del gruppo del Pollino, è opera di G. Braschi (1986, con varie riedizioni), seguita da diverse altre di L. Troccoli, F. Pascuzzi, F. Bevilacqua, M. Pace, E. Pisarra etc. (anche sui Monti di Orsomarso, cf. Bibliografia). Le "summae" per l'escursionismo sono da considerarsi la guida di L. Ferranti et al. (2010) e soprattutto quella di F. Bevilacqua (2014) la più esauriente sul Parco Nazionale del Pollino, sul suo retroterra storico-culturale e naturale e sui sentieri di tutte le macro-aree [7].
Oggi, a più di un secolo dai "pionieri" come Campanile, e a mezzo secolo dai "Pionieri del Pollino" molte cose sono cambiate: le nostre montagne hanno ormai pochi segreti, sezioni CAI e soci sono diventati sempre più numerosi, con gli anni 2000 ha fatto la sua comparsa in maniera più decisa la segnaletica (e cartellonistica) sui sentieri, ad opera di CAI ed Ente Parco: esiste un Catasto dei sentieri rilevati con GPS e mappato su piattaforma GIS, per un totale di 136 sentieri su +1000Km nel PNP (cf. E. Pisarra, Pollino: una nuova carta a disposizione dei tanti camminatori, in: Gis Day Calabria, 2016, pp. 123-128). I sentieri "principali" sono gli IPV ("Itinerari di particolare valenza"), quelli nel Gruppo del Pollino (numerazione nei 900) e quelli dell'Orsomarso (numeri nei 600) [8].
La cartografia -come tutte le tecnologie- ha fatto enormi passi e anzi, ormai in piena era digitale, l'etimologia stessa del termine "cartografia" rischia quasi di perdere valore, visto che l'uso di dispositivi GPS e di carte digitalizzate tende a rendere obsoleto il supporto cartaceo, così come accade più in generale nel mondo dell'editoria.
E' indubbio che la rivoluzione digitale e Internet, dalla fine degli anni '90, hanno cambiato profondamente l'approccio delle persone con l'Escursionismo / Alpinismo, perché se un tempo carte, guide, altre pubblicazioni e informazioni varie andavano cercate (ed acquistate) con non pochi sforzi nel reperimento, attualmente la rete è diventata un immenso archivio di notizie e documentazione di ogni tipo (e qualità), immediatamente disponibili e consultabili.
Alla luce di queste premesse, ci si potrebbe allora chiedere se abbia un senso pubblicare ed acquistare ancora delle mappe escursionistiche cartacee! Io sono convinto di sì, per varie ragioni, ma dal momento che si tratta di una preferenza soggettiva, credo sia qui inutile approfondire questo aspetto [9].
Si è accennato alle guide dei Monti del Pollino: ogni guida dei monti del PNP ha delle cartine inserite come normale immagine o allegate in foglio a parte (ricordiamo le belle carte delle tre edizioni di G. Braschi, 1986, 1993, 2007) e negli anni sono state pubblicate varie carte turistiche, ma per delle vere e proprie Carte escursionistiche dell'intera superficie del Parco Nazionale si è dovuto attendere più di 20 anni dalla sua istituzione (anche perché fino a qualche anno fa non c'era un catasto di sentieri del Pollino): si tratta della carta di E. Pisarra/CAI Castrovillari (Acalandros Map Design, 2015) e dei due set del PNP qui in esame (2015, 2017).

II - ANALISI DELLE CARTE - Veniamo quindi all'analisi dei due pacchetti di Carte editi dal Parco del Pollino.
Entrambi i set sono contenuti in un cofanetto di cartoncino e si compongono di 4 cartine ciascuno (che misurano 16 x 11,5cm piegate e 68 x 48,5cm aperte). Su una faccia, attorno a una carta generale a più ampia copertura (scala c. 1:200000), contenente il quadro d'unione delle 4 regioni mappate, ci sono i dati dei singoli sentieri relativi all'area trattata in quella carta con: numero del sentiero, nome , difficoltà, partenza, arrivo, acqua, lunghezza, quote min., max e dislivelli. Più a destra un elenco di "Raccomandazioni" e un'introduzione ai "Geositi" (in quelle del Pollino, mentre per quelle dell'Orsomarso "Pollino Geoparco Mondiale UNESCO"). Tutti questi dati/testi sono presentati affiancati in due lingue, italiano e inglese. In angolo in basso a des. vi sono, in piccolo, "Informazioni e numeri utili" e le note degli autori e realizzatori grafici, collaboratori e coordinatore (la data compare solo nel risvolto del cofanetto: quello blu del "Cuore del Parco" ha "Edizione 2015", quello verde dei Monti dell'Orsomarso "Edizione 2017").
La facciata opposta è interamente occupata dalla carta (che contine in angolo unl riquadro delle indicazioni / legenda: tra i simboli le stelline, di vario colore, per i di siti d'interesse storico/naturalistico e i geositi, i rifugi, bivacchi e aree pic-nic, i luoghi panoramici/ belvedere, sorgenti, captazioni, tipo di copertura vegetale, tipo di sentiero o strada etc. Manca il tratteggio dei confini comunali) che copre c. 13,5 x 9,5 Km. Le carte sono "1:20.000" ma la scala reale è un po' più piccola di quella dichiarata, dato che il reticolo della quadrettatura chilometrica UTM (che è solo ai margini, non si estende sulla carta; e manca l'"asticella" del riferimento grafico della scala chilometrica) misura meno di 5 cm: la vera scala della carta è perciò 1:20500 circa. Le isoipse distano 25m.

La grafica è nitida, la lumeggiatura morbida e chiara e, grazie alla policromia, si ha subito un'idea generale netta dell'orografia. La base cartografica, con un trend ormai comune a quasi tutte le più recenti carte escursionistiche dell'Appennino centro-meridionale [10] non è quella dell'IGM ma proprietaria. Ciò presenta vantaggi e svantaggi: le basi cartografiche IGM generalmente usate fino ai primi anni 2000 non sono aggiornate con l'attuale viabilità (trattandosi quasi sempre delle meno costose tavolette degli anni '50 del '900), quindi le sterrate e stradelle montane recenti vanno aggiunte, così come va aggiunta la lumeggiatura orografica, assai blanda sulle vecchie IGM dall'aspetto quasi monocromatico. Ma la base IGM è invariabilmente assai più precisa nei dettagli fini, orografici e non: in molti casi sono riprodotti fedelmente anche i canaloni principali dei versanti e delle pareti rocciose e si evidenziano anticime, pinnacoli e speroni (spesso con relative quote), mulattiere, sentieri secondari etc. dettagli che sulle basi cartografiche "propietarie", come questa, risultano inevitabilmente abbastanza semplificati, il che ad es. è uno svantaggio per chi pratica alpinismo su roccia e invernale o per chi cerca vie "fuori-sentiero".
Le quote segnate si rifanno alle IGM e alle CTR 5000 (del 2007), ma la loro densità è nettamente inferiore rispetto a quella delle IGM25.
Non è precisato se i sentieri siano stati tracciati sulla base di tracce GPS, come però dovrebbe essere, visto che il catasto è riportato su GIS.
A proposito dei sentieri va detto che la pecca principale del set di Carte dei Monti dell'Orsomarso concerne a mio parere proprio la sentieristica "secondaria": a fronte dell'indicazione dei tanti sentieri "segnati" (ma su ciò torneremo più in basso) e delle sterrate, manca completamente qualsiasi altro sentiero o mulattiera tra i tantissimi che le IGM riportano, molti dei quali sono ancora evidenti su terreno e potrebbero essere utili come scorciatoie, varianti, vie di fuga etc. [11]. Le carte del "Cuore del Parco"/Pollino non soffrono di questa carenza, perché molte mulattiere montane e sentieri non segnati o numerati (probabilm. grazie allo "zampino" di G. Braschi) vi sono stati aggiunti con tratteggio in nero.

Per quanto riguarda la Toponomastica, entrambe le carte si rifanno alle tavolette IGM 1:25000 (ben note e ormai diffuse in vari formati e disponibili anche in portali online, sempre nella versione anni 1950) con aggiunte dalle CTR 1:5000 del 2007 [12]. Quella del Pollino/Cuore del Parco, riporta inoltre anche un'ulteriore, seppur minima, percentuale di denominazioni locali (note grazie alle antiche relazioni scientifiche alla vecchia letteratura alpinistica, alla cartografia storica e alla frequentazione dei luoghi e delle genti locali): cf., ad. es. "Il Trabucco del Pollino" [13], le "Mandre del Tarantino" (a SE del Timpone Canocchiello e del Bosco Toscano), la "Valle degli Orsi" (a ridosso del versante E della Serra di Crispo).
Il mantenimento e recupero della toponomastica storica è un elemento importante, perché il "nome antico" dei posti conserva parte del genius loci, dell'anima del luogo, gli dà un ulteriore spessore e, più concretamente, può offrire importanti informazioni, di varia natura, su di esso. Inoltre mantenere una densità di toponimi montani relativamente fitta, nell'attuale epoca di "boom" (in tutti i sensi, purtroppo!) dell'Escursionismo, può essere di fondamentale ausilio in caso di soccorso a individui o gruppi dispersi / infortunati.
E' perciò un peccato che, anche in questo caso, le carte dei MdO appaiano meno curate rispetto a quelle del CdP. In alcuni casi la segnaletica verticale e cartellonistica sul terreno fornisce delle interessanti indicazioni microtoponimiche (evidentem. raccolte sul posto o recuperate da carte catastali, documenti di archivio etc) che però le cartine in oggetto non riportano: ad es. il "Gafaro della Neve" sul sent. Trifari-Serra La Croce, a Sud del M. La Caccia. Si spera che le riedizioni che prima o poi seguiranno - anche perché credo che il catasto attuale dei sentieri del PNP non sia quello definitivo- conterranno aggiornamenti consistenti anche nel numero di microtoponimi, anche se la cosa richeide un certo rigore metodologico [14].
Di sicuro gioverebbe una maggiore collaborazione tra Ente Parco, Amministrazioni locali, sezioni CAI e Guide ufficiali, ma qui entriamo in territorio politico, ed è meglio non andare oltre.

Il Quadro d'unione delle Carte de CdP è rettangolare: NW, NE, SE, SW, con una certa sovrapposizione delle fasce geografiche centrali. Quelle dei MdO sono invece disposte "a croce": N, E, W e S (quest'ultima allineata quasi interamente sotto la W).
Il formato delle carte risulta comodo, ma ci sono dei seri problemi con alcune zone, nelle Carte dei MdO: gli avvicinamenti dalle pendici meridionali di Mt. La Caccia e Montea mancano (!), perché l'unione delle 4 Carte, che copre da Mormanno a c. 1Km a S della latitudine di S. Sosti, taglia fuori tutta l'area della fraz. Trifari di Belvedere M. (inizio sent. via norm. Mt La Caccia), il Mt. Cannitello e la Castelluccia, il Passo dello Scalone / Massapolla e le Gole dell'Esaro!
Sarebbe stato perciò più opportuno pubblicare queste 4 carte a scala leggermente inferiore (i.e. la classica 1:25000... visto che a questa scala i dettagli forniti dalla riproduzione cartacea sarebbero stati egualmente ben visibili) e aumentare leggermente le dimensioni dei fogli, per includere le suddette e altre aree più o meno importanti e frequentate, che invece risultano incomprensibilmente tagliate fuori. In particolare la zona dello Scalone - Pendici merid. di Montea - Gole dell'Esaro, sono tra le gemme dell'intero Parco...

Vale la pena di far notare qui un particolare importante inerente il sent. 921A di Serra Dolcedorme (cf. anche la sez. "III - Errori..." in basso: sulle Carte del CdP c'è un sentiero numerato 921A, "Sentiero della Clessidra", anche sulla Est del M. Pollino!).
Questo sentiero del Dolcedorme va assolutamente modificato su carta e su terreno, in quanto è una "variante" che può diventare pericolosa se percorsa in certe condizioni e senza preparazione e attrezzature adeguate!
Il sent., riportato come "Escursionistico difficile" risale la des. idr. del Vallone Faggio Grosso (Versante S/E del Dolcedorme) ed è segnato anche sulla Carta Escursionistica di E. Pisarra / CAI di Castrovillari (2015; qui come 921A nella parte bassa e 922A in quella alta). Più che di "escursionismo difficile" si tratta di una variante semialpinistica della normale risalita di Faggio Grosso che, a c. 200/250m dalla più logica uscita in cresta, devia invece a WNW e va a traversare prima la parte alta del Canale della Via Luzzo e poi, da com'è cartografato, il "Canale della Esse o M. Primavera" e infine anche la parte alta del canale di "Pietra Colonna", che poi risalirebbe per l'uscita in cresta poco a E della cima. Il pericolo di questa via sta nel fatto che, come l'amico ed esperto alpinista Mimmo Ippolito mi ragguaglia [15], ci sono segni visibili pure su terreno (!) e seguirli potrebbe portare a grandi complicazioni, specialmente se qualcuno dovesse avventurarsi su questa traccia in discesa dalla cima (e semmai notarli in condiz. invernali), dove i segni che "scendono" nel canale sono anche lì visibili, dando perciò una "rassicurante" -ma potenzialmente ingannevole- conferma del dato su carta [16].

Un'osservazione a latere sulla sentieristica del gruppo dei Monti dell'Orsomarso, in aggiunta alla "pecca", già menzionata sopra, della totale assenza di indicazione/tracciamento dei sentieri "secondari" (non segnati, sterrate escluse) sulle Carte MdO: in teoria le carte (e il catasto sentieristico) dovrebbero riportare itinerari di cui è completa la segnatura in loco, ma in pratica non è così! Se il gruppo del Pollino (e altri settori, come M. Alpi) hanno ricevuto negli ultimi 5 anni una più o meno adeguata copertura di segnaletica (da parte di Ente Parco e sezioni CAI, in partic. quella di Castrovillari), così non è per tutti i settori del Gruppo dell'Orsomarso!
Qui su alcuni sentieri ci sono cartelli solo in punti chiave (attacchi e talvolta incroci), mentre su tutto il tracciato si possono trovare solo nastri di plastica più o meno vecchi e visibili. Personalmente peferisco la segnaletica "minimale", ma va detto che varie zone dell'Orsomarso, in partic. la Valle dell'Argentino, presentano difficoltà di orientamento e segnaletica incostante [17]. Nel percorrere i sentieri di aree più interne e selvagge, se non si è esperti, consiglio di non affidarsi alle sole Carte (e / o GPS) ma -almeno inizialmente- di farsi accompagnare dalle Guide ufficiali (contatti sul web) o iscriversi al Club Alpino Italiano o ad altre associazioni competenti dove si può imparare ad andare in montagna, acquisire familiarità con orientamento, tecniche alpinistiche (assai indicati i corsi CAI di Escursionismo, Alpinismo e Speleologia) e apprendere nozioni storico-naturalistiche-culturali sul territorio in cui si va a camminare: tutto ciò, oltre a poter tornare utile, darà tutt'altra dimensione, profondità ed "emozionalità" alle escursioni.

Tutto sommato mi pare sufficientemente buona la Carta del CdP del Pollino (a parte qualche modifica, correzione ed aggiunte da fare), mentre non soddisfacente e assai migliorabile quella dei MdO.
Si spera che le seconde edizioni (ancora non previste, dato che vanno prima ultimate le Carte delle altre aree "marginali" del Parco) possano aumentarne la qualità, colmando le lacune e risolvendo le problematiche evidenziate.


III - ERRORI, REFUSI, MANCANZE, POSSIBILI CORREZIONI
Elenco di possibili modifiche da apportare nelle future edizioni delle Carte del PN Pollino ed eventualmente anche al Catasto dei Sentieri. La lista verrà periodicamente aggiornata.
Con qualche eccezione, la mia conoscenza "de visu" di molte zone del Parco del Pollino è onestamente limitata o nulla, perciò è probabile che molti "dettagli" mi siano sfuggiti, in questa analisi che non può dirsi minuziosa.
Mi riservo di aggiungere qui sotto le indicazioni di altre correzioni fattibili. NB: Chiunque può segnalarmi (via e-Mail, Messenger o FB) le incongruenze che troverà e che inserirò qui a suo nome


[CdP]
Sent. 921A: Doppia numerazione! C'è sulla Diretta al M. Pollino x spalla E pr. la "via dei Lupi" (l'it. è lì detto "Sentiero della Clessidra"!? su CdP) e per Serra Dolcedorme da S, in V. Faggio Grosso, dove è denominato "Direttissima al Dolcedorme" (in modo equivoco, perché la/le vere "Direttissime" sono considerate quelle sul versante S / SW); questo itin. corrisponde al n. 921A + 922A su Carta di E. Pisarra (2015). Per questo itinerario si vedano anche le considerazioni e avvertimenti nel testo, sopra!

[MdO]
"Arma Lunga": Monolito alto +100m (lo spigolo magg., a Sud; è invece c. 45m sul lato N, dove si appoggia in parte al declivio merid. del Monte Calvario, che è a sua volta la propaggine SW di Timpone Vommaruso), alla periferia SE di Orsomarso, presso la sponda des. dell'Argentino. Talvolta, in modo egualmente erroneo, è denominato "Uomo lungo" (come da tavolette IGM 25). La fallace designazione al femminile origina dalle Carte CdM/IGM 1:10000, 1954, ed è così riportata anche sulle CTR 1:5000, 2007).
E' dialett. [Crivu] Armulungo o Armilongo > italianizzabile come Armo Lungo = Roccia lunga (cf. G. Rohlfs, 1974, p. 16; G. Russo, 2013, p. 177; G. Russo e P. Rotondaro, 2016, pp. 51-53, fig. p. 69; G. Paravati, Orsomarso..., 2009, fig. p. 126, 135).
[Alta Valle d. Argentino]: Manca la nota, praticata/bile (e segnalata) prosecuzione da "Golfo della Serra" verso SE (loc. "Fellaro" su IGM), e poi su per il V. Fornelli (manca denominaz. del successivo "Vallone Taliana").
[Montea, Cresta ESE] Mancano il sentiero di cresta ESE (loc. "Sgrigna dell'Asino") che raggiunge la cima trigonometrica (q.1785m) da Fontana Cornìa e la traccia di sent. che traversa in loc. Grotticelle (a E del contrafforte Timpa Quercia/ Serra Finocchio).

 

NOTE:
[1] Com'è noto si tratta del più vasto Parco Nazionale d'Italia (192.565ha, su 56 comuni: 22 in prov. di Potenza e 2 in prov. di Matera, per un totale di 88650 ettari in Basilicata e 32 in provincia di Cosenza, per 103915ha totali di territorio in Calabria) che si estende sulla coda dell'Appennino Meridionale e comprende, oltre al gruppo del Pollino vero e proprio ("cuore del parco"), anche un settore meridionale dell'Appennino Lucano (Mt. Alpi, Raparo, La Spina etc.) e l'intero gruppo dei Monti di Orsomarso (compreso tra il valico di Campotenese e il Passo dello Scalone). Per ulteriori dati sul Parco e sulla lunga genesi (e relative problematiche) della sua creazione (istituzione con leggi del 1988, 1989 e decreto minist. 31/12/1990; istit. definitiva e perimetrazione: 15/11/1993; cf. anche su Wikipedia), cf. Bevilacqua 2014; Amoruso, 2006; Tommaselli, 1982, pp. 7-16 dà anche dei ragguagli sulla "preistoria" del Parco Nazionale del Pollino.
[2] Molti segnali trigonometrici sulle cime appenniniche furno apposti già negli anni 1831-1845, ma le operazioni di campagna del R.O.T. di Napoli si intensificarono nella seconda metà dell'800 (spec. 1870-1875 per la Calabria) e poi tra la fine del secolo e la prima metà del '900, quando l'ufficio borbonico partenopeo era ormai già "confluito" nell'Ist. Top. Milit. poi I.G.M. di Firenze (cf. V. Valerio, Società Uomini e Istituzioni Cartografiche nel Mezzogiorno d'Italia, 1993, pp. 269seg.; P. Nastasi, in: G. Alisio e V. Valerio, Cartografia Napoletana dal 1781 al 1889, 1983, pp. 79-92; A. Mori, Cenni storici sui lavori geodetici e topografici..., 1905, id. La Cartografia ufficiale..., 1922; oltre ad articoli e rendiconti di F. Fergola, F. Visconti degli anni '40 dell'800 che è superfluo citare in questa sede).
Per la Carta Topografica delle Province Meridionali 1862-1876, cf. V. Valerio, in: G. Alisio e V. Valerio, op. cit. 1983, pp. 162-163 e id., op. cit. 1993 cap. XVII (da qualche mese questa carta in scala 1:50.000 è visualizzabile on-line a discreto dettaglio).

[3]
V. Campanile, in: Bollettino della S.A.M., anno VI/1, 1898, p. 1-13 - Questa relazione (nota e citata en passant da alcune più recenti descrizioni di ascensioni CAI) è stata oggetto di uno scritto di E. Pisarra (in: Passamontagna, 2013) e molti passi sono riportati e ampiamente commentati da F. Bevilacqua (2014, p. 142 seg. e fig. p. 83). Per un approfondimento su questa relazione ved. il mio scritto: "La prima descrizione nota di un'ascensione su Montea: Vincenzo Campanile su Punta Melara", in preparazione.
[4] G. Fortunato, L'Appennino della Campania, 1884, raccoglie gli scritti di alcune sue peregrinazioni effettuate alla fine degli anni '70 del XIX sec. tra i monti dell'Irpinia (Picentini e Partenio), i Lattari e sul Taburno. Sue relazioni furono pubblicate anche sui bollettini CAI.
[5]
Per qualche eccezione, ad es. sulla cima più alta del gruppo del Pollino, Serra Dolcedorme (2266 o 2267m), cf. il mio reportage sull'escursione del 19 Febbraio 2019:
LINK. Il processo di emancipazione dalle guide locali avvenne anche nell'Alpinismo ... alpino.
[6] Il grande geografo ottocentesco Giovanni Marinelli nella monumentale opera "La Terra. Trattato popolare di Geografia Universale", vol. IV/1, p. 240, li chiama invece "Monti di Verbicaro" nel descivere l'orografia di quell'area dell'Appennino Meridionale. Questa opera -che sono riuscito a procurarmi- è davvero una summa della geografia del XIX secolo! I volumi non hanno data ma dal testo o note si può evincere a quando risalga la fine-compilazione dei singoli 8 tomi. Quelli riguardanti l'Italia, oltre al I, generale, sono il IV/1 e IV/2; il vol. IV/1 non riporta date oltre il 1896/7 (cf. anche le note sui cataloghi online OPAC), ma la pubblicazione, da parte di Vallardi, avvenne solo nei primi anni del '900, quindi postuma, poiché G. Marinelli morì cinquantaquattrenne il 2/5/1900 (cf. RGI, V-VII, 1900).
[7]
A proposito di editoria di montagna, è pure da stigmatizzare l'attività editoriale di case come "Il Coscile", "Prometeo", "Rubbettino" che vantano un catalogo di saggi originali (ma anche ristampe di vecchio materiale ormai introvabile) di grande importanza e interesse per gli aspetti storico-culturali, scientifico-naturalistici, odeporico-alpinistici e socio-antropologici legati al Pollino e alle sue varie realtà. Il Coscile pubblica, dal 1996, anche l'interessante rivista "Apollinea - Rivista bimestrale del territorio del Parco Nazionale del Pollino".
[8]
Il Catasto sentieri del Parco Nazionale del Pollino è online: Link CAI CALABRIA; cf. anche per i dettagli, mappe, descrizioni e altri dati qui: LINK (già nel sito web del CAI di Castrovillari, spostato da qualche anno al nuovo indirizzo).
Gli IPV sono in tutto 11 per il CdP (IPV 1-5, con sotto-lettere; IPV 6 è in zona Mt. Alpi e IPV 7 nella Valle dell'Argentino, Orsomarso) e sono di competenza e segnatura dell'Ente Parco Naz. del Pollino. Ci sono alcune, seppur minime discordanze, nelle fonti che riportano gli elenchi, così come su/tra le carte pubblicate (cit., 2015, 2015 e 2017). - Nel PNP ricadono varie tappe del Sentiero Italia (S.I.): 5/7, per tot. c. 90Km sono nei Monti dell'Orsomarso, 4/5 tra Gruppo del Pollino e Mt. Alpi, ma attualmente (2019) sta iniziando la ridefinizione e rimappatura dell'intero tracciato nazionale del "Sentiero Italia".
[9]
Personalmente "studio" le carte (escursionistiche, IGM, storiche etc.) soprattutto in formato digitale, ma in montagna ho con me solo la cartina originale (o la stampa di sue porzioni), che uso in abbinamento con la cara, vecchia tecnologia: bussola e altimetro.
[10]
Cf., in anni recenti, le ultime versioni delle Carte in scala 1:25000 di Majella (Il Lupo), PNALM (Il Lupo, Iter ed Ente Parco), Matese, Parco Reg. dei Monti Lattari e la stessa Carta del Parco del Pollino 1:35000 / 1:90000 (E. Pisarra e CAI di Castrovillari, 2015).
[11] E' questa una pecca comune a molte carte non su base IGM, certo dovuta alla mancanza di conoscenze dirette sullo stato dei sentieri "non ufficiali" da parte dei compilatori (ma verificabili con le ortofoto) e forse dipendente anche dalla volontà degli enti di evitare complicazioni, responsabilità e uniformare l'offerta per l'escursionista medio... Chi vorrà andare in esplorazione farà meglio a procurarsi le vecchie tavolette IGM e le carte al 10000! D'altra parte qui nel PNP non ci sono (ancora) riserve integrali vietate ai camminatori.
[12] E' doveroso notare che a loro volta le Carte Tecniche Regionali al 5000 riprendono (pedissequamente) la toponomastica riportata sulle carte che la Cassa del Mezzogiorno realizzò in collaborazione con l'IGM nel 1954-1958, in scala 1:10000. Queste ultime denotavano un'interessante lavoro di aggiunta (non so sulla base di quali fonti o indagini) di una certa percentuale di toponimi, credo attorno al 15% in più rispetto alle IGM 1:25000, molti dei quali sono confluiti - attraverso le CTR- anche nelle due edizioni escursionistiche qui in esame.
[13]
Noto inghiottitoio a sud dei Piani: Cf. L. Petagna, M. Tenore e G. Terrone, 1827, p. 52; L. Troccoli, 1993, p. 27 e p. 100.
[14] Bisogna vagliare più tipologie di fonti e interrogare diversi informatori (almeno finché ci saranno persone che hanno vissuto e frequentato la montagna). Sarebbe encomiabile se l'Ente Parco desse la possibilità a studenti di fare ricerche in questo senso, semmai offrendo borse di studio per tesi di laurea/dottorato d'indirizzo linguistico, geografico, antropologico etc., sulla toponomastica montana, sui nomi geografici dialettali, sui catasti, sulle antiche attività praticate in montagna (di cui resta documentazione negli archivi e -ma ancora per poco- nei ricordi dell'ultima generazione di anziani che hanno lavorato in montagna). Sarebbe un modo assai più indicato di usare i fondi pubblici elargiti dallo Stato invece di costruire centri polifunzionali e altre opere "materiali" di grande impatto visivo ma di nessuna utilità culturale! E risulterebbe un lavoro assai utile per il recupero delle reali antiche denominazioni dei luoghi: è ben noto che le Carte IGM (ma anche i locali fogli catastali spesso usati dagli stessi tropografi compilatori delle carte militari) contengono, oltre a molte lacune, anche parecchi errori di (re)interpretazione dei toponimi dialettali, di collocazione degli stessi etc. Ci sarebbe molto da aggiungere al proposito ma l'argomento è ben noto e dibattuto sia nella letteratura linguistico-toponomastica (per l'area alpina cf.: R. Fantoni et al. (ed). I Nomi delle Montagne prima di cartografi e alpinisti, 2016, passim, consultabile anche online: LINK) che geografico-toponomastica (cf. G. Arena, 1979; ved. anche l'ediz. dell'Atlante dei Tipi Geografici, di O. Marinelli 1922, e le successive riedizioni 1948, 2004).
[15]
D. Ippolito, inf. pers. fine agosto 2019.
[16]
E' quasi superfluo aggiungere che chi sale sul Dolcedorme, in invernale e dal versante sud, difficilmente sarà uno sprovveduto, e quindi seguirà la via nota (e logica) che cala nel V. Faggio Grosso scendendoci da poco al di sopra della sella di quota minima tra la 2a 'anticima E q.2090 e la Timpa del Pino di Michele, q. 2069*. Ma nel caso di discesa per la parte alta dell'it. 921A, non solo d'inverno si potrebbe finire in grosse difficoltà qualora si smarrissero i segni, perchè questi due canaloni, in partic. i 2 più occidentali, hanno più in basso salti e diff. alpinistiche che richiedono l'uso di dispositivi di assicurazione e di attrezzature. Questo itinerario 912A (921A/922A in Pisarra, 2015) è perciò da considerarsi una variante (via) alpinistica, ed è soprattutto da sconsigliarsi come rientro (anche se si è preparati e attrezzati), da correggere sulle carte e cancellare dalla segnaletica su terreno. *[Altri possib. discese (e salite) -anche invernali- dal Dolcedorme sono: IPV1, da Timpa di Valle Piana aggirando il vers. W di Murge di Celsa Bianca e scendendo a Valle Piana, escursionistico ma con possibilità di incontrare tratti ghiacciati ad es. in loc La Tagliata a S del Varco del Pollinello; per le Direttissime S / SW, alpinistiche facili, ma non segnate e con varie possibilità più in basso nella V. Piana: il "Crestone dei Loricati", storica via semialpinistica generalmente percorsa in salita e abbinata poi con i canali delle "Direttissime" SW, diff. F+/PD-: cf. per una discesa via Crestone, la mia solitaria del 19/2/2019].
[17] In alcuni settori, per la verità, ormai sono comparsi nastri (o segni in vernice, tacche su alberi etc) anche su sentieri piuttosto impervi e non segnati sulle Carte! Alcuni di questi corrispondono a delle tracce riportate sulle carte a più grande scala (le citate IGM25k e 10k), ma va detto che in alcuni casi sono segnati sentieri non riportati sulle IGM così come, al contrario, alcuni dei vecchi sentieri tratteggiati su queste ultime (in alcuni casi anche riportati come mulattiere) sono in parte o del tutto spariti.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULL'AREA DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
(solo monografie)

M. Tommaselli, Il Massiccio del Pollino (De Luca, 1970 / BMG Matera, 1982)
V. Perrone, Escursioni sul Pollino (1975 / Il Coscile, 1993²)
F. Giorgio, Dal Saraceno al Dolcedorme. Un viaggio nel cuore del Pollino (Tipogr. Olimpia, Roma, 1983)
G. Braschi, Pollino (1984 / Il Coscile, 1993²)
G. Braschi, Sui sentieri del Pollino (Il Coscile, 1986 / 1993² / rist. Ediz. Pugliesi - Il Coscile, 2007)
L. Troccoli, Guida ala Parco Nazionale del Pollino (Prometeo, 1989)
F. Pascuzzi, Guida al Trekking sui Monti di Orsomarso (Calabria Letteraria Editrice, 1989)
M. Pace, Pollino, un parco allo specchio (Prometeo, 1992)
M. Licursi, Pollino. Cuore verde del Mezzogiorno (Il Coscile, 1992)
L. Troccoli (ed.), Due secoli di escursioni sul Pollino (Prometeo, 1993)
F. Bevilacqua, Calabria verde. Guida Naturalistica ed Escursionistica (Abramo, 1993)
R. Lavecchia e A. La Rocca, Le Gole del Raganello. Morfologia, Escursioni, Grotte, Racconti (Drygos, 1994)
F. Bevilacqua, Sui Sentieri dell'Orsomarso (Il Coscile, 1995)
M. Pace, Parco Nazionale del Pollino: 85 proposte d'itinerari (Prometeo, 1995) [nc]
L. Bernardo, Fiori e piante del Parco del Pollino (Prometeo, 1995 / 3e ed. 2001)
L. Troccoli ed E. Pisarra, In cammino sul Pollino. Natura cultura sentieri (Prometeo, 1996)
S. Avolio, Il Pino Loricato (Ediz. Prometeo, 1996)
C. Pizzuti, La grande attraversata del Pollino (Editoriale Progetto 2000, 2000)
M. Zanetti, Escursioni. Parco Nazionale del Pollino (Cirerre ediz., 2000)
B. Niola, Il Vademecum del Parco Nazionale del Pollino (Grafiche Zaccara, 2000)
E. Pisarra, A Piedi sul Pollino (Ed. Prometeo, 2001)
AAVV, Il Parco Nazionale del Pollino (Basilicata Regione Notizie n. 99 - Cons. Reg. Basilicata, 2001)
F. Bevilacqua, Montagne di Calabria. Guida storico-naturalistica ed escursionisstica (Rubbettino, 2003)
O. Amoruso, Parco Nazionale del Pollino (Minist. Ambiente e Tutela Territ. / Soc. Geogr. Ita., 2006)
G. Mastrolorenzo, Il Pollino tra Natura e Cultura Un Paradiso da Scoprire (Consiglio Reg. Bailicata, 2009)
M. Pace, Pionieri del Pollino (Castrovillari, 2009) [nc]
L. Ferranti et al., Appennino Meridionale (CAI - TCI, 2010) pp. 404-468 e pp. 469-508
F. Bevilacqua, Il Parco Nazionale del Pollino (Rubbettino, 2014)
M. Pace, Montagne... immagini e appunti di viaggio (Freeworth, 2015)
G. Gravame, Sud Verticale. Ghiaccio, scialpinismo, roccia, falesie, ferrate (Idea Montagna, 2015)

ALTRI SAGGI MONOGRAFICI SU CALABRIA, POLLINO E DINTORNI:
L. Petagna, M. Tenore e G. Terrone, Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata e della Calabria Citeriore (Napoli , 1827)
N. Douglas, Old Calabria (1915; trad. it. Vecchia Calabria, 1962)
L.V. Bertarelli, Lucania e Calabria (Guida d'Italia, CTI, 1938) [IVa ediz. TCI, 1980; ultima ed.: TCI 2007)
AAVV, Le Sorgenti Italiane - VI. Calabria (Ist. Poligrafico dello Stato,
1941)
L. Gambi, Calabria (Le Regioni d'Italia, UTET, 1965 / 1978²)
I. Principe, La Calabria (G. Mobilio ed., Vibo Valentia, 1974)
G. Rohlfs, Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria (1974; 1990³)
G. Arena, Territorio e termini geografici dialettali della Basilicata (Roma, 1979)
M. Cappelli, Uomini e luoghi del Pollino. Testi e frammenti 1932-1976 (Il Coscile, 1991) [nc]
AAVV (a cura di G. Appella e P. Gagliardi), Calabria e Lucania. Riserva di verde nel Mediterraneo (Carical/Scheiwiller, 1992)
R. De Rosa, Viaggio nel Pollino (Rubbettino, 1995 / 2009²)
V. Perrone, Evoluzione del sistema viario antico tra il Pollino e la Piana di Castrovillari (Il Coscile, 1996) [nc]
B. Niola, Il Monte Alpi (Il Coscile, 2007)
B. Niola, Il Bosco Vaccarizzo (Il Coscile, 2007)
M. Pace, Pollino. Gente Costume Tradizioni (Freeworth, 2011)
G. Russo, La Valle dei Monasteri. Il Mercurion e l'Argentino (Ferrari ed., 2011 / 2013²)
G. Russo, Viaggio nel Mercurion attraverso le carte greche dell'XI secolo (Ferrari ed., 2013)
L. Chiappinelli, Lessico idronomastico di Puglia, Basilicata e Calabria (2015)
G. Russo e P. Rotondaro, Guida ai Monasteri del Mercurion (Rubbettino, 2016)

A queste monografie andrebbero aggiunti molti importanti, vecchi articoli pubblicati sui periodici del CAI,
del TCI e più di recente sulla rivista bimestrale "Apollinea"(edita da Il Coscile e pubblicata dal 1996 a oggi),
oltre ai tanti saggi editi sui singoli comuni del Parco: per una bibliografia più completa Cf. F. Bevilacqua, 2014.


Cartografia: IGM, Fogli 1:50000 e Tavolette 1:25000 e Carte 1:10000 (Cassa del Mezzogiorno, 1954)
Pollino. Carta generale 1:90.000 con carta di dettaglio 1:35000 (E. Pisarra, CAI sez. Castrovillari, 2015)
Parco Nazionale del Pollino. Cuore del Parco (2015), Monti dell'Orsomarso (2017), sc. 1:20000 (PNP)

 


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