PARCO REGIONALE DEI MONTI LATTARI
Escursione sul Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi: Canino (Monte di Mezzo, 1426m) e Catiello (Cardara, 1393m) dalla Frana e la Bocca dell'Inferno
MONTE LUONGO (q. 930m c., pr. Casino di Paipo) - VALLONE GRARELLE - CAMPO DEI GALLI - FRANA DEL 2002 (alto Vallone Porto) - "DITO DI DIO" (q.1275m CTR) - BOCCA DELL'INFERNO (1334m) -
CIMA DEL CANINO o MONTE DI MEZZO (1426m) - BOCCA DELL'INFERNO - CIMA DI MT. CATIELLO o CARDARA (1391/3m) - SPALLA SSW DEL CATELLO (spuntone q. 1326m con distacco della Frana) -
Discesa a SE (sent. CAI 329E) - CAPO MURO - Alto VALLONE GRARELLE (Sent. CAI 329C) - MONTE LUONGO (VIA PAIPO, Agerola).

(15 Aprile 2016)

CANINO E CATIELLO - DESCRIZIONE DELL'ITINERARIO: Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi, tricuspide gruppo che ospita la vetta più elevata dei Monti Lattari (i.e. Monte o Punta San Michele, oggi meglio noto come "il Molare", 1444m), ha da sempre attratto l'attenzione di escursionisti e alpinisti, sin dal periodo "pionieristico", la seconda metà dell'800. In realtà la frequentazione della montagna è assai più antica, come è noto dalla storia, dalle tradizioni religiose, archivi curiali e fonti agiografiche (in primis cf. AASS Ian v.2 e Febr. v.2) e che ci documentano l'esistenza di un importante chiesa fondata sulla cima del Monte Aureo dai santi Catello e Antonino in età alto medioevale (la chiesetta ed edifici annessi andarono definitivamente distrutti nella seconda metà dell'800 e oggi non ne resta praticamente nulla); alcune descrizioni del Regno di Napoli e le vecchie monografie dedicate da scrittori locali ai paesi circostanti (Vico Equense, Castellammare di Stabia, Pimonte, Positano) tramandano il ricordo della chiesetta, del pellegrinaggio e della festa estiva che vi si compiva un tempo, evento che attirava folle di devoti da molte aree circonvicine, forse secondo -nel Sud Italia- solo al santuario del Gargano (l'importantissimo santuario dell'omonimo Mons Aureus dei Picentini, ossia la Grotta dell'Angelo o di San Michele e Nardantuono a Olevano sul Tusciano, noto dall'Itinerarium Bernardi, era andato incontro ad un inesorabile declino già dal XIII secolo). Ne riparlerò più ampiamente (cf. Monte S. Angelo a Tre Pizzi, escursioni 22-23/7-2016).
La recente amicizia con Elio Dattero, gragnanese, ottimo conoscitore e (ri)cercatore degli angoli più intriganti dei Monti Lattari (oltre le montagne di casa, sembra che solo le Dolomiti riescano a stregarlo), mi dà l'occasione di effettuare questa bella risalita in una delle zone più spettacolari (e questa montagna ne ha diverse!) del gruppo, il versante sud dei Monti Canino e Catiello, le cime che formano i due dei "Tre Pizzi" più orientali, in ambiente davvero severo, oltretutto reso ancora più orrido da una grande frana staccatasi (3-4 gennaio 2002) dalla spalla SSW del Mt. Catello, rovinando con decine di migliaia di metri cubi di materiale calcareo e incanalatosi in due rami nord-orientali dell'alto Vallone Porto (che 2 Km più giù sfocia in mare ad Arienzo, poco a E di Positano).
La salita era stata in parte già compiuta da Elio qualche mese prima (in quell'occasione si era tenuto più a Est, esplorando la zona che pare sia nota come "Vena Spaccata" (!), ovvero la base della frattura dell'avancorpo SSW del Catiello, probabilmente evidenziatasi già da tempo seppure forse sono a livello di crepa - ma ciò è da verificare con foto e documentazioni antiche oltre che con la letteratura geologica dedicata a questa frana. cf. bibliografia essenziale in calce).
L'aspetto dirupato del luogo gli ha valso l'antico toponimo di Bocca dell'Inferno, che designa la selletta tra le due cime orientali del monte (già sulla bella carta borbonica del R.O.T. 1817-19).
La frana l'avevo attraversata in varie occasioni, ma -negli anni più prettamente escursionistici, nonostante la mia propensione e curiosità per le zone impervie e le indagini "pericolose"- ammetto che non mi era mai passato per la testa di risalirla, anche perché non mi ero soffermato più di tanto su questa montagna -indubbiamente affascinante e con molti angoli selvaggi- ma forse troppo vicina a casa per alimentare il mio interesse oltre quello per così dire "standard". Da Napoli ci si può infatti salire in poco più di 2 ore (in tutto!) arrivando in auto al Castellone-Cisternone del Faito, da dove in c.45 min a piedi si è in cima al Molare. Un tempo la salita si compiva partendo dai paesi sottostanti (a piedi, ad esempio per "i 36 Gradoni" o "Tese di Pimonte", semmai in due tappe, pernottando sul Faito allo Chalet del conte Giusso...; altre località di partenza erano Moiano, S. Maria del Castello e Agerola) e non stupisce che il S. Angelo a Tre Pizzi suscitasse persino un certo "timore reverenziale", come si evince dagli scritti di Vincenzo Campanile e di altri pionieri dell'escursionismo alpinistico meridionale (cf. l'antologia di P. Scaramella, La Montagna sul Mare..., 2001 e le relazioni nei Bollettini della Sez. CAI di NA).

L'alto versante positanese del M. S. Angelo è attraversato da diverse piste. E' noto il "Sentiero alto degli Dei" (c. q. 900m) tra Caserma Forestale e Capo Muro, molto meno le tracce più alte riportate sulle carte a più grande scala, un tempo usate da pastori e cacciatori ma oggi abbandonate e poco evidenti (specialm. nella zona sotto la Cardara, franata a inizio 2002 e pericolosa nell'attraversamento) che però dovranno attendere future nostre esplorazioni (add.: cf. il "Tracciolino degli Dei" 6 giugno 2019). Nelle mie ricerche alla Biblioteca del CAI di Napoli, sui vecchi bollettini sezionali, ho incontrato solo 1-2 brevissime relazioni (anni '20?) di tentativi di salita alla montagna dal versante S, ma non andati a segno. Più recentemente (2019), tre anni dopo la salita qui illustrata, ho trovato una relazione di una salita da Nocelle per questo versante fino ai due "Pizzi" minori, "Canino" e "Cardara o Catiello", passando per la Bocca dell'Inferno (intaglio lì denominato genericamente): l'escursione esplorativa, del CAI di Salerno, fu diretta da David Benbow e descritta da E. Capone (cf. VdP, Notiz. CAI SA, 1995/1, p.11).

Ma torniamo a NOI: approfittando della stradina "via Paipo" ai confini occidentali del territorio di Agerola, poco oltre la panoramica svolta del Casino di Paipo, ci inoltriamo sul sentiero (oggi CAI 329c) all'ombra del versante W del Mt. Calabrice - Tre Calli, passando in tratto boscoso del Vallone Grarelle ("gradini") e continuando a W finché il sentiero segnato incontra il Vallone Porto (alto) e piega a N / NNE sulla sulla sin. idrogr. intercettando la frana. Le brume e le basse nuvole che ci avvolgono danno un aspetto anche più tetro e inquietante alla zona, con gli enormi massi calcarei oltre i quali nulla appare. Ma più risaliamo e più aumenta la visibilità; poco prima di spostarci dal ramo principale in cui s'è incanalata la frana ad uno più occidentale, già appare l'enorme frattura dello spuntone SSW del Catello, imperiosa e minacciosa anche per chi di "paretoni" ne ha visti ben altri....
Camminando tra questo deposito di colossali macigni diventa evidente la maestosità ed è palpabile l'energia insita nelle montagne. Giungiamo sul crestino laterale (quotato 1275m sulle CTR a 5000, immediatamente sotto, a SSW, alla cima del Canino) che alberga alcuni bei pinnacoli: li avevamo già adocchiati e fotografati dalla cima del Molare ed Elio, che non può resistere, ne approfitta per una non facile arrampicata.
Vista la vicinanza della Bocca dell'Inferno, battezzo il gruppo "la Mano del Diavolo" o il "Dito del Diavolo", ma Elio preferisce "il Dito di Dio" e, visto che l'esplorazione è stata una sua idea, gli concedo volentieri la priorità toponomastica, anche per par-condicio religiosa, sempre che non salti fuori altro nome per questa guglia (gli alpinisti napoletani hanno battezzato da cent'anni e più diverse altre e più alte guglie in zona, come il Pistillo e le Guglie del Vallone Quisisana; cf. Scaramella, op. cit. e L. Ferranti, Appennino Meridionale, GMI, CAI/TCI, 2010, 'Costiera dei Monti Lattari', p. 131-174).
L'arrampicata (dallo spigolo N, come si vede nelle foto in basso) non è difficilissima (III+/IV-?) ma la roccia non è sicura ed il sito è abbastanza esposto: seguo Elio fino a 3/4 di dito ma -all'ultima falange- desisto, visto anche che lui (ben più valente arrampicatore di me) non va proprio liscio e sicuro... e la disarrampicata in discesa, si sa, è più ardua (abbiamo cordino ma non molto tempo, visto che siamo partiti con calma in tarda mattinata).
Dopo aver dato un'occhiata oltre (W) la crestina delle "Dita" (ovvero alla base del costone che fa da zoccolo Sud al Canino; in questa zona, apparentemente "poco praticabile", la carta IGM25 riporta una fantomatica traccia di sentiero: future esplorazioni...) saliamo verso l'anfiteatro Sud del Catello. E' probabile che la conformazione di questo settore (SW) del Catiello, gli abbia procurato il nome dialettale con cui è da tempo noto: cinto fra la prominenza delle "Dita di Dio" (Canino SSW) e quella dello spuntone semifranato della Vena Spaccata (Catello SSW, q. 1326 IGM), l'emiciclo roiccioso potrebbe ricordare una caldaia, in dialetto Cardara, e anticamente era questo il suo nome principale (nulla a che vedere con i cardi; cf. anche L. Chiappinelli, Nomi di Luogo della Campania, 2012, p. 118). Quanto a difficoltà tecniche generali, l'itinerario non è certo escursionistico ma non si può neanche parlare di vere difficoltà alpinistiche ("Dito" a parte) non essendoci passaggi -almeno non ne ricordo- oltre il II. Condiserando l'ambiente e la media esposizione di certi punti valuterei l'itinerario (poco faticoso quanto a impegno fisico, vista anche la quota di partenza relativamente alta) come EE+/F-.

Giunti alla selletta della "Bocca dell'Inferno" (1334m su CTR) le difficoltà si abbattono ulteriormente (a meno che non si voglia seguire, nella salita al Catiello, il filo di cresta, come avviamo fatto noi, a ritorno dal Canino).
Dopo la Salita sul Canino (1426m), un'occhiata alla crestina che scende a W verso la base dell'anticima ESE del Molare "Sella Castellano" (peraltro facilmente raggiungibile anche da una delle cengie erbose un po' esposte, sul versante S del Canino poche decine di metri sotto il filo di cresta) scendiamo per la stessa via e risaliamo il filo della crestina NW del Catiello.
Il panorama dalla cima è molto bello, complementare con quello che si gode dal più alto Molare... Prima di scendere a Capo Muro, deviamo sul versante S della montagna (una novantina di metri più in basso della cima) e raggiungiamo il ciglio della frattura da dove uno spuntone si stacca dalla parete della spalla SSW del Catiello, con lo spuntone sospeso a meno di 2m di distanza da essa. Davvero da brividi avvicinarsi sull'erba (presso un alberello) al lastrone distaccato, vedendo nel contempo, giù in basso, i due "torrenti di roccia" in cui s'è riversata la frana.
Insomma, una camminata davvero di grande soddisfazione ed emozione: cinque giorni dopo sarei salito con altri due amici sulla cima del Gran Sasso in invernale, ma devo dire che in quei giorni mi trovai a riflettere sul fatto che -nonostante l'ovvia differenza di "magnitudine" montuosa, oltre che quella tecnica (salita alla cima occidentale, 2914m, per canale Moriggia-Acitelli, discesa per Direttissima, link: Gran Sasso, 20/4/2016) - quella bella salita alpinistica non superò quanto ad emozioni questa sui due gemelli minori del Molare.
Tra l'altro, come già anticipavo (e come preciserò con maggior dovizia di particolari riparlando del Molare) la zona è interessante anche come esplorazione semialpinistica e alpinistica (ma roccia quasi sempre infida) su entrambi i versanti, Nord (vedi ad es. escursione al Palmentiello, Link 10/72016) e Sud! Certo torneremo in quest'ultimo settore, anche per cercare di ritrovare le due tracce di sentiero riportate sulla carta IGM (vedi fig. in basso) a monte di quella CAI (sent. 329, tagliato dalla frana), vecchi "passaturi" (?) che hanno recentemente alimentato un vivo dibattito via mail con Elio e Gaspare Adinolfi [1].

Aggiungo infine qualche nota sui toponimi e le quote delle cime del Monte S. Angelo a Tre Pizzi, anticamente conosciuto come "Mons Aureus" (Monte Aureo ma anche, meno correttam. M. Gauro). Del Catiello (dial. per Catello, nome molto diffuso nel territorio, sopratt. a Castellammare di Stabia, città di cui S. Catello è il santo patrono, festa il 19 Gennaio; cf. Acta Sanctorum, Ian/2) s'è gia detto sopra riguardo l'ulteriore designazione locale di "Cardara" o "Monte della Cardara". E' noto anche come Punta San Catiello/ San Catello o (denomin. desuete), Punta Galdieri (cf. L. Ferranti, op., cit. 2010, p. 168) e - dato che gli altri due "Pizzi" sono più comunemente chiamati Molare e Canino- "L'Incisivo". Sulle tavolette IGM 1:25.000 (ma non sulla 1:50.000) e nelle recenti C.T.R. 1:5.000 (a. 2004-05, i cui toponimi sono derivati da quelli del foglio 466-II, IGM25, a.1987), questa cima è oggetto di un refuso: "M. Caliello"(!).
Da notare anche che del Mt. Catiello i fogli IGM non quotano la cima: nel volume "Appennino Meridionale", L. Ferranti (loc. cit.) quota (erroneamente) 1326m il Catello: ma si tratta in realtà della quota della sella presso la citata prominenza della spalla SSW. Ci vengono in aiuto le varie "levate" delle Carte Tecniche Regionali (scala 1:5000) ed altra cartografia, per stabilire la quota della cima del Catello a 1391, 1393 o 1394m slm (la questione era già stata messa in rilievo, on-line, da G. Visetti in una delle sue Discettazioni - link: Giovis DE, maggio 2014). Vedi anche la 'ripresa' 3D qui in alto (da Google Earth) cui ho aggiunto qualche quota e la traccia della nostra risalita.
Riguardo il Monte di Mezzo / Canino, la guida di Ferranti (op. cit., p. 167) menziona nomi ormai desueti della letteratura alpinistica di inizio '900: Planche di Laurenzone e soprattutto Punta Campanile. Più interessante invece notare la designazione sulla carta del 'Real Officio Topografico di Napoli' (1817-1819) che riporta "Scola Cavajola". La Scola ("Scuola") è il nome di un altro luogo caratteristico che s'incontra(va) sul sentiero dello Scalandrone/Passo del Lupo (o Mal Passo), a W di quest'ultimo in direzione Acqua Santa (cf. qui nota 1; P. Scaramella, op. cit.; Ferranti, op. cit., p. 166; vedi anche descirz. dell'escursione per il Palmentiello: Link 10/7/2016), però "Scola Cavajola" (i due termini formano un composto un tempo usato nel gergo teatrale per un tipo di farsa settecentesca e pare che "Scola Cavajola" stesse anche a indicare una scuola di basso livello) è riportato presso le cime dei Tre Pizzi nel "Cenno Storico-Descrittivo su Castellammare" di Catello Parisi (1842, p. 34). Su una mappa di Castellammare, Scola Cavajola è lo sperone sotto la Porta di Faito (NB: che era originariam. a S del Cercasole e dell'attuale Santuario di S. Michele, non a N come erroneam. sulle IGM) e su Catasti e documenti sec. XVI-XIX la Scola è sopra al "Passo di Catello", quindi forse da identific. con l'area pr. q. 1126m delle carte IGM (l'identificaz. con q.1240 IGM è certamente fattibile e valida per "la Scola" della nota descrizione di V. Campanile (cf. Scaramella, op. cit.), che forse confuse la descrizione. [Altri dettagli sul gruppo e sulla sua orografia, storia, toponomastica e sentieristica e links: cf. foto/escursioni, cf. 10/7/2016 e 22-23/7/2016].

Bibliografia : Per le prime ascensioni al gruppo ed altre notizie cf. L. Ferranti, op. cit. 131-174; P. Scaramella, 2001, passim. G. Adinolfi, 'e vvie sulitarie, 2011, contiene godibili descrizioni sentieristiche (Alta Via dei Monti Lattari, ma non solo), informazioni storiche e toponomastiche, approfondimenti naturalistici e ampia bibliografia. Per informazioni più turistiche rimando alle edizioni delle Guide Rosse del TCI ("Napoli e Dintorni" e "Campania"). - Sulla Frana del Monte Catiello: P. Budetta, G. Di Crescenzo e P. Santo, La frana in roccia di Monte Catiello (Positano): un raro evento, in Penisola Sorrentina, dovuto all'azione crioclastica, in: "La Difesa della Montagna", Atti del Convegno CNR, Assisi, 2002, p. 401-412 [n.c.]; S. Perriello Zampelli, P. De Vita et al., Failure Mechanisms of the Mount Catiello Rock Avalanche in the Sorrento-Amalfi Peninsula (Southern Italy), in: G. Lollino, D. Giordan et al. (eds.), "Engineering Geology for Society and Territory", vol. 2, p. 813-816 (link: abstract).
Cartografia e Links : alla Carta dei Sentieri CAI (Selca, 1997, sc. 1:30.000) si è recentemente aggiunta una nuova "Carta dei Sentieri dei Monti Lattari" 1:25.000 (Cai Castellammare, Cava e Napoli, ediz. Il Lupo, 2016; carta e descrizioni sono anche on-line; LINK) che ha numerosi sentieri ma va aggiornata per alcune imprecisioni e mancando dei sentieri non segnati (non è su base IGM). Segnalo anche la serie Cart&Guide su Costiera e Capri (1:10.000) e soprattutto le carte (ma anche foto, video e descrizioni) del sito web di G. Visetti (Link: www.giovis.com). Sul web segnalo (tra i tantissimi siti di vario genere), le fotografie e le numerose tracce in Penisola - Costiera nel sito dell'amico M. Gravili (www.massimogravili.it), il bel blog di A. Cinque (Da Jerula ad Agerola) e quello di vari autori incentrato sull'area stabiana (www.liberoricercatore.it).
Note: [1] In vecchie guide ottocentesce come quelle della M. Starke, 1828, 1833 e J. Murray, ediz. 1883 si menziona una variante più alta del sentiero classico (Sorrento-) S. Maria del Castello - Agerola: la mulattiera principale è quella che transita per Montepertuso e che poi, da Nocelle, è oggi nota come Sentiero degli Dei, Link 18/10/2014- ma le guide accennano anche ad un'altra più ardita che, sottopassando i precipizi del M. S. Angelo, attraversa "una immensa lastra di roccia che dà scarso appiglio agli zoccoli della cavalcature", e va quindi percorsa a piedi, nota come "Passo del Lupo" (cf. anche Link, blog A. Cinque). Quest'ultimo toponimo è noto in ambito alpinistico solo per la zona a Nord del Catello-Canino, essendo identificabile con un passaggio del (o poco a monte del-) "Sentiero dello Scalandrone" (per il quale rimando alle relazioni di V. Cannavale e A. Robecchi, apud P. Scaramella, op. cit., 2001, p. 85, 179; G. Adinolfi, 'e vvie sulitarie, 2011, p. 83. In zona, salendo dalla fraz. Pianillo di Agerola, è noto anche un "Passo del Diavolo" o "Granfa del Diavolo": cf. L.V. Bertarelli, TCI 1927, p. 487, dove però questo nome è dato all'intero sentiero -che dal confine agerolese traversa fin sopra l'Acqua Santa - sentiero di cui lo Scalandrone costituirebbe "un passaggio alquanto scabroso"). In ogni caso la citazione del Murray (mancante nelle precedenti edizioni) è certamente ripresa da quella di Mrs. Starke di 50 anni precedente; questa traccia alternativa dovrebbe a rigor di logica corrispondere all'attuale sentiero CAI che transita per la Caserma Forestale-Frana-Paipo, il già citato 329, ex CAI n.02.

FRANCESCO RAFFAELE, 30-31 Dicembre 2016






Le "Dita di Dio"


Vena Spaccata (q.1326, Mt. Catiello SSW)


"Il Dito di Dio" - Complimenti a Elio (che l'ha battezzato). Io mi sono fermato a circa 3/4 di "dito". Siamo almeno sul III/III+ ma roccia infida e punto pericoloso in caso di caduta (soprattutto per la delicata disarrampicata in discesa)!



Il "Dito di Dio" e la Costiera, dalla cengia alla base del Canino



(Cliccare per vederla a colori)




Zoommata verso Capri  |  Bocca dell'Inferno (->)


A des. la Sella Castellano (1370m CTR) e l'anticima ESE (q.1408m CTR) del Molare, che svetta dietro (1444m). Al centro q.1398 (IGM e CTR) e più lontano la Croce della Conocchia (1383m CTR).


Bocca dell'Inferno e Mt. Catiello, salendo sul Canino


Cavità lungo la salita sul Canino


Cima del CANINO (1426m)


Il Molare (1444m) con il terrazzino ESE (q.1408)


Panoramica a 360° dalla cima del Canino (1426m). Clicca per ingrandire.
[In basso lo stesso panorama con sviluppo/proiezione "a pianeta"]


I due rami in cui s'è incanalata la frana che abbiamo risalito


Scendendo dal Canino

Dalla Bocca dell'Inferno... ... Salita per la cresta NW del Catiello Positano



Cima Mt. Catiello (1391 - 1394m), panoramica (c. 253°). Clicca per ingrandire.


Panorama dalla spalla SSW del Catiello (q.1326m)

Mad./Mt.Pino (Pimonte)


Dal basso Mt. Comune (seminascosto), Vico Alvano, Tore-Piccolo S. Angelo, S. Costanzo e (sull'isola di Capri) Tiberio e Solaro.


Sopra la spaccatura della
Grande Frana del 4/1/2002


Mt. Catello, spalla SSW, sul ciglio della zona di distacco della Frana del 4 Gennaio 2002. In basso i detriti attraversati al mattino, nell'alto Vallone Porto (o Vallone di Arienzo)


Mt. Calabrice e sella di Capo Muro (a des.)
< --- Monte Tre Calli - Calabrice - Capo Muro

In questi posti non si finisce mai di scattare foto !


Grazie all'amico Elio per questo scatto (ma con la reflex sono tutti bravi a fare foto...!) e per la bellissima risalita !



"Giornata da incorniciare..."


Capo Muro (CAI)

Molare (cen.) e spalla SSW del Catiello (des.)

Presso Paipo

Mt. Catello e Vallone Grarelle (o Scalandrone)

Traccia 3D della parte principale dell'itinerario.
Stitch di 4 videate da
<GOOGLE EARTH>,
Foto, Toponimi e Quote
by Francesco Raffaele;
rilev. GPS: Elio Dattero.

Monte Luongo (pr. l'auto)

Il Canino e il Molare dal versante Nord

Tramonto da Castellammare di Stabia

Traccia (arancione) con altri recenti giri (2014-16) in zona

[Per le altre escursioni sul Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi: inserirò i links nella pagina delle foto / reportage del "Molare, 22 e 23 /7/2016"]


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Foto e Testo © Francesco Raffaele
[EOS 40D + Canon 15-85 is]

H O M E