DESCRIZIONE DELL' ESCURSIONE:
Il Matese è uno dei gruppi montuosi più interessanti del Sud Italia. Il versante molisano non ha nulla da invidiare a quello campano. Anche se mi mancano ancora (dal punto di vista escursionistico) varie zone del Matese, capita non di rado di rifare gli stessi itinerari, rinunciando al piacere della "scoperta" di zone nuove, in favore di posti che, seppur già visitati, pare ti siano entrati ormai nell'anima. Uno di questi è la Valle Fondacone, con i suoi due guardiani di pietra, i Campanarielli. Ho già descritto la zona in occasione di altri "reportages" fotografici (vedi links in fondo alla pagina) ma,dalla prima gita in questo posto, non avevo mai approfittato dei momenti giusti per andarci in condizioni invernali. In attesa di tornarci in ben altre condizioni di innevamento, visto che di questi tempi non si può essere sicuri di nulla, mi fiondo a Roccamandolfi di buon mattino e parto dalla piazzola alla fine della rotabile per Valle Rima (loc. Fosso Ingotte su CTR 1:5000) in direzione di questo spettacolare angolo di Matese.
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Al colletto presso il quale si scende nel vallone, la vista è veramente mozzafiato: forse non comparabile con quella della rossa faggeta autunnale, ma di certo lo sarà quando la neve vi cadrà più abbondante. Scendo nel fondo del fosso dove si intravede la sagoma del Campanariello tra i faggi e seguo le tracce nella neve di un grosso cinghiale. Giunto fuori dal bosco la neve è solo una "patina" sulle rocce della pietraia. Traverso verso lo Stazzo del Campanariello e salgo dritto sul Campanariello di Monte, dove resto per una quindicina di minuti scattando foto sull'olrlo del precipizio dello Scaricaturo (la breve ma profonda forra a Est dei Campanarielli). Scendo lateralmente per la comoda cengia a W e, rimesso lo zaino in spalla, riprendo la salita verso il Miletto. Arrivato al "canale" finale, invece di prendere il ramo di sinistra (diretto a SE, che già conosco, vedi carta) predo l'altro, diretto a S. Non presenta salti, quindi è persino più banale dell'altro, ma egualmente bello, con la neve che dà riflessi azzurri nell'ombra del corridoio.
Ho la picca, non serviaranno i ramponi, per l'intero giro.
Presso Forca di Cane vedo il sole che si riflette sul Tirreno, spero si veda anche l'Adriatico, come capita di leggere nei vecchi resoconti sette- e ottocenteschi (dal Trutta ai pionieri dell'escurisonismo) quindi piego a sin. (E) per la cima ormai vicina. Niente Adriatico, mi devo far bastare il Tirreno, dove s'intravede Ischia, visibilità discreta. Vento e freddo in cima, ma si può stare e consumo il pranzo presso l'ammasso di ferraglie sommitale.
Stupenda anche la discesa, con i tipici toni pastello del tramonto e del crepuscolo. Prendo il canale a W dello stazzo stagionale (pr. q. 1716 IGM) e arrivo a Serra Soda che è ormai buio. Aggiro a W lo spalto che cinge a N il pianoro della Serra e scendo fuori sentiero nel bosco fino alla sterrata nei pressi del vecchio rifugio abbandonato di Guado del Porco (o dei Porci), dove mi fermo per un altro paio di scatti notturni. Scendo per tagliare ancora, ma poi, sull'orlo di un precipizio sì discendibile (ho la piccozza) ma di cui non vedo che pochi metri sotto di me, torno sul sentiero che, a W del rifugio diruto, scende nel Fondacone compiendo un giro a SW.
In fondo al fosso non vedo i segni ma mi basta risalire sul pendio opposto per ritrovare il sentiero. Prima però qualche uiltimo scatto notturno al Campanariello, la cui vetta si staglia nel cielo stellato. Riprendo lasciandomi alle spalle una delle viste più toccanti delle "nostre" montagne, quindi giunto al di là dell'ultimo "passetto", invece di seguire il sentiero prendo la bruttissima sterrata aperta nel 2015 (probabilmente per esbosco). E' ora di cena e, dopo 9 ore di "grande montagna", mi cambio e accendo il motore per fiondarmi giù verso il bar-pizzeria presso il bivio per S. Massimo (unico neo della giornata: le mie margherite escono dal forno con due fette di pizza bianca stracolme di porcini, mozzarella e crema di tartufo; ma sono già prenotate e dovrei aspettare troppo per rifarle. Non resta che attendere che si assesti la neve caduta a inizio 2017 per togliersi questi altri sfizi). |